L'ANALISI
27 Agosto 2024 - 05:25
Il signor Arcadipane di fronte all’ascensore guasto del suo palazzo
CREMONA - «Non ce la facciamo più, abbiamo vissuto qui per trent’anni ma ormai è diventato un inferno». Ha le lacrime agli occhi il signor Giuseppe Arcadipane quando conclude, amaramente, di illustrare la situazione in cui versa lo stabile di via Panfilo Nuvolone, quartiere Cambonino. «Da giorni l’ascensore è guasto e nessuno interviene. Io abito al sesto piano con mia moglie disabile e l’altro giorno ho dovuto chiamare i pompieri per portarla a fare una visita». Un’area, quella delle case popolari dell’Aler nel quartiere alla periferia della città, già nota alle cronache per i periodici disagi legati al degrado e alla sicurezza.
PROBLEMI CON L'ASCENSORE E IMPATTI SULLA VITA QUOTIDIANA
Nella palazzina, dove abitano famiglie con soggetti fragili e diversi anziani con disabilità motorie, l’ascensore bloccato rappresenta non solo una limitazione ma un vero e proprio impedimento: «Di recente — continua l’ottantunenne —ho avuto un infarto e per questo devo recarmi spesso in ospedale per le visite di controllo: io riesco, con fatica, a fare le scale ma mia moglie, con la sua invalidità al 100%, è confinata in casa».
SENSO DI ABBANDONO E MANCANZA DI ASSISTENZA
Al di là del danno quel che pesa di più è la sensazione di essere lasciati a sé stessi: «Il guasto risale a giovedì e da allora nessuno è intervenuto: abbiamo chiamato i pompieri ma non sono riusciti a risolvere la situazione. E quando abbiamo chiamato Aler e la ditta di manutenzione abbiamo ottenuto come risposta solo il silenzio». Una situazione che costringe gli inquilini a rivolgersi ai vigili del fuoco per le necessità più impellenti: «Sono venuti i ragazzi e hanno trasportato mia moglie al piano terra e allo stesso modo sono tornati per riportarla in casa una volta tornati. Ma non può andare avanti così, è insostenibile. E, come se non bastasse, proprio in questi giorni l’Aler mi sollecita a pagare le morosità dei mesi in cui ho dovuto sostenere le cure per l’infarto. Ma pagare per cosa mi chiedo, quando anche i minimi servizi non vengono garantiti? Finirà che, come tanti altri, non potò più pagare l’affitto».
DURE CONDIZIONI FINANZIARIE DEL SIGNOR GIUSEPPE
Il signor Giuseppe percepisce una pensione di 536 euro al mese di cui 400 se ne vanno per l’affitto. Ogni spesa imprevista, come quelle mediche, comporta dei sacrifici. «Ho provato a rivolgermi agli assistenti sociali per ottenere un aiuto in casa per mia moglie ma mi hanno detto che il servizio è a pagamento, come ogni altra cosa d’altronde».
PROBLEMI NELL'OTTENERE UNA NUOVA SISTEMAZIONE
La situazione, fattasi esasperante, sembra non lasciare alternativa ai residenti che quella di provare ad andarsene: «Ci sentiamo abbandonati, non riusciamo più ad andare avanti nonostante viviamo qui da trent’anni». Una via d’uscita che non è però alla portata di tutti: «Mia moglie è originaria della bergamasca, abbiamo contattato anche i servizi sociali di lì per cercare un alloggio, una sistemazione al piano terra, ma ci hanno detto di rivolgerci ad un’agenzia immobiliare. Possibile che nessuno capisca la situazione in cui ci troviamo?»
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