L'ANALISI
15 Agosto 2024 - 07:00
CREMONA - Non è raro trovare una una bicicletta arrugginita sul marciapiede, vederla magari per giorni, magari per settimane, immobile. Il dubbio sorge spontaneo: sarà stata abbandonata? Oppure il proprietario è in vacanza, o all’estero, e l’ha dimenticata in giro? Il fenomeno dell’abbandono delle bici non è così raro, e non è facile da decifrare. Quest’anno, la polizia locale di Cremona, guidata dal comandante Luca Iubini, ha messo a punto una nuova procedura per individuare e trattare i velocipedi in stato di abbandono. Non si tratta solo di recuperare una bici che, il più delle volte, è stata rubata: la gestione dei mezzi abbandonati ha una ricaduta sul tema del decoro urbano e della sicurezza collettiva.
Grazie al nuovo sistema, nell’ultimo semestre, è stato possibile raccogliere 17 biciclette, per le quali si può anche immaginare un futuro. «Per prima cosa, bisogna distinguere due casi molto diversi – ha spiegato Corrado Gerevini, vice commissario – perché spesso troviamo biciclette integre abbandonate, altre volte soltanto pezzi scomposti (ruote, manubri, pedali). Il secondo caso è il più semplice: i rottami vengono raccolti e consegnati alla ciclofficina di via Dante. Qui i pezzi abbandonati incominciano una seconda vita: vengono sfruttati per svolgere attività di recupero destinate ad alcuni ragazzi in gestione delle cooperative». Se, invece, la bicicletta è intera, sola soletta sul marciapiede, le cose si fanno più complicate.
«Non è immediato distinguere una bici in stato di abbandono da una bici dimenticata – prosegue Gerevini - . La procedura si articola in diverse fasi: chi trova una bicicletta integra deve provvedere a fotografarla e inviarci la foto via mail, specificando se il veicolo è assicurato con il lucchetto. Una volta individuato il velocipede, si appone su di esso un avviso compilato in ogni parte che informa l’eventuale proprietario dell’inizio della procedura per verificare lo stato di abbandono. Se a questo ultimatum non risponde nessuno, dopo 30 giorni preleviamo la bicicletta. Cataloghiamo tutto con una procedura informatizzata».
E poi, che succede? «Il proprietario può rientrare in possesso della bicicletta prelevata – continua Gerevini – perché spesso e volentieri si tratta di bici che sono state rubate. Bisogna fare denuncia e presentarsi al nostro sportello, spiegando tutte le caratteristiche del mezzo. Meglio con una foto. In questo modo riusciamo a verificare se la descrizione combacia con una delle bici che abbiamo recuperato. Ovviamente, se prima non c’è stata la denuncia, non possiamo fare nulla: prima si denuncia e poi si vedono le biciclette. Altrimenti qualcuno si porterebbe a casa una bici che non gli appartiene».
I mezzi che nessuno ha reclamato, invece, avranno presto un nuovo proprietario. «Se non si presenta nessuno, c’è l’asta pubblica – ha concluso Gerevini – che è la fase ultima. Prima della pandemia c’erano due aste all’anno, poi il Covid ha fermato tutto. Ora ci siamo attivati per ripristinarla. Ce ne sarà una tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025. In questo modo le biciclette saranno acquistate da chi le desidera, insieme a tanti altri oggetti. Ultimamente assistiamo ad abbandono degli oggetti più disparati, cellulari inclusi».
Ladri di Biciclette: il film di Vittorio de Sica si ambienterebbe bene anche a Cremona. Da sempre, purtroppo. Le cose non paiono cambiare: il trend dei furti di bici a Cremona non cala e non cresce. Dall’inizio dell’anno, sono state sporte 14 denunce, perfettamente in linea con gli anni precedenti. «Il furto della bici è tristemente frequente – ha spiegato Corrado Gerevini, vice commissario – e viene vissuto come un affronto. La bici ha un valore affettivo: spesso è un dono ricevuto dal parente più stretto, il che trasferisce al mezzo un valore incommensurabile. Ho visto anziani cercare in ogni dove la propria bici rubata, senza alcuna speranza di trovarla».
Sarà capitato quasi a tutti di parcheggiare la bicicletta e di non trovarla più dopo qualche ora. C’è speranza di ritrovarla, da qualche parte? Le storie di bici rubate rientrano, in genere, in due casistiche. «A seconda del valore economico della bici — ha spiegato Gerevini — abbiamo a che fare con due tipologie di delinquenza molto diverse. Una bici da corsa può arrivare ad un valore di oltre 6000 euro: un mezzo del genere viene spesso individuato, seguito e poi rubato. Arriva un camion e la bici scompare, non si sa dove. Probabilmente in qualche rivendita clandestina in un’altra città, o addirittura all’estero». Diverso, invece, è il caso delle bici meno costose: «Recentemente ne abbiamo ritrovata una. È stato un colpo di fortuna: a un bambino era stata rubata la bicicletta. Il papà ha sporto denuncia, e dopo qualche tempo l’ha ritrovata in giro: ci ha chiamati subito, e abbiamo provveduto a fare tutti gli accertamenti del caso. La bici è tornata al legittimo proprietario».
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