L'ANALISI
11 Agosto 2024 - 05:05
CREMA - Chi pensa che i funghi crescano soltanto in autunno si sbaglia; se ne trovano in tutte le stagioni. Si sbaglia anche chi pensa che i porcini nascano solo sui rilievi; ce ne sono anche nel Cremasco e sono una delle 412 specie censite nel territorio. Lo racconta Emilio Pini, presidente del Gruppo micologico cremasco, autore del primo censimento sui funghi del comprensorio, raccolto nell’Atlante fotografico dei funghi della pianura lombarda, da lui scritto in collaborazione con i soci Matteo Carlo Morosini e Mauro Tedoldi.
«Il volume — spiega Pini — si divide in tre parti. La prima è didattica, dove parliamo di come nascono, come crescono e si riproducono i funghi e che ruolo hanno in natura. Nella seconda, ho catalogato e presentato le 412 specie della nostra zona, commestibili e velenose. Per ciascuna ci sono un’immagine e una scheda tecnica. Le fotografie le ho scattate quasi tutte io, in un territorio che da ovest a est va dal confine con Lodi a quello con Soncino e da nord a sud, da quello con Mozzanica fino a Castiglione d’Adda. La terza parte contiene una ventina di ricette di piatti della tradizione cremasca, cucinati con funghi: dai chiodini alle manine, ai piopparelli». Per i più fortunati, anche i porcini.
«Sono rari — afferma Pini — ma ce ne sono anche da noi, verso est, nei boschi di querce. Non conta tanto l’altitudine, conta l’habitat. Nel libro c’è anche un articolo di Valerio Ferrari che racconta com’era la pianura in passato. Era tutto un bosco di latifoglie, composto da querce e carpini. Qualche boschetto è rimasto ancora ed è lì che si trovano i funghi. Ce ne sono tanti anche nei parchi pubblici e nei giardini privati». Se l’antropizzazione ha inciso in maniera determinante sulla presenza delle specie, lo stesso non si può dire dei cambiamenti climatici.
«L’unica cosa che hanno prodotto è lo spostamento del periodo di fruttificazione. I funghi che prima si trovavano in settembre, adesso nascono in ottobre. Per contro, a settembre si trovano altre specie che prima non c’erano». Per andare a funghi occorre conoscenza. «Le specie commestibili — ammonisce il presidente del Gruppo micologico — sono soltanto una trentina. Per contro, ci sono tanti funghi mortali. Nel 2009, a Bagnolo e a Capralba, c’erano stati due decessi per avvelenamento, uno da amanita falloide e l’altro da lepiota. In pianura ci sono più funghi velenosi che in montagna. Di amanite falloide ne abbiamo anche davanti al cimitero Maggiore e davanti all’ex università. Le lepiote si trovano sotto i cedri del Librano e sotto la thuja».
Il riconoscimento delle specie è un servizio che svolge l’Ats; il Gruppo micologico non è autorizzato a farlo. «Di funghi commestibili, comunque — rassicura Pini — ce ne sono quasi tutti i mesi dell’anno. Le morchelle ad esempio crescono in aprile, i funghi dell’olmo si trovano anche quando nevica». Il colore non è indicativo della commestibilità: «L’amanita cesarea è arancione, ma è commestibile e costa fino a 100 euro al chilo. Nelle nature morte dei quadri di autori cremaschi del Seicento, ci sono sempre degli ovuli come la cesarea».
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