L'ANALISI
06 Agosto 2024 - 05:10
CREMA - Mappare tutti i fontanili cremaschi, sia quelli all’interno dei comuni del parco del Serio, sia quelli che rientrano nel territorio del parco locale di interesse sovra comunale del fiume Tormo. Questa la nuova sfida in chiave ambientale e di conservazione del patrimonio naturalistico del Club alpino italiano di Crema. La sezione ha aderito al progetto ‘Acqua sorgente’, promosso dal Cai nazionale. Non una semplice ricerca geografica, ma una vera e propria iniziativa per favorire la conoscenza e la conservazione delle risorgive del Cremasco, e inserirle poi nella rete di sorgenti nazionali ubicate lungo la rete escursionistica italiana. Al momento ben 117mila, raggruppate in 25 database.
«La commissione Cai Crema ha deciso di aderire al progetto nazionale – commenta Leonardo Del Priore, tra i promotori dell’iniziativa di monitoraggio da livello locale –: ci siamo dotati del kit scientifico necessario per i rilevamenti di ogni singola risorgiva».
Oltre alla mappatura, verranno comunicate ai database nazionali le caratteristiche salienti di ogni fontanile. La portata, la temperatura dell’acqua e la conducibilità elettrica e le variazioni temporali.
«È importante comprendere l’importanza delle sorgenti d’acqua e adottare misure per preservare e proteggere queste risorse vitali per il nostro pianeta e per la nostra sopravvivenza – confermano dal Cai nazionale –: è quanto mai utile e necessario chiarire che uno degli scopi del progetto, oltre ovviamente catalogare i rilevamenti effettuati in campo e integrarli con la grande quantità di dati già disponibili, ma non assemblati in maniera univoca ed omogenea, consiste nel poter valutare nel tempo le possibili modificazioni della disponibilità di acqua emessa dalle sorgenti in rapporto diretto con il progredire dei cambiamenti climatici».
Nel Cremasco tutti ricordano ad esempio, la terribile estate 2022, quando l’estrema siccità aveva seccato la stragrande maggioranza delle risorgive. Cosa che accadde parzialmente anche l’anno scorso, mentre quest’anno avviene l’esatto opposto. Falde ricche per le sovrabbondanti piogge primaverili e di inizio estate, portano a risorgive rigogliose. Un’altalena che per gli esperti è proprio indice dell’ormai irreversibile imprevedibilità climatica, con tutte le conseguenze del caso. Danni innanzitutto all’agricoltura e poi sempre più frequenti fenomeni estremi. I fontanili possono dunque rappresentare una cartina al tornasole di questa situazione garantendo un punto di osservazione privilegiato per valutare anche a livello locale l’impatto dei cambiamenti in atto.
Nel Cremasco e nella Bassa Bergamasca, la stima è che i fontanili siano almeno 230. Il fenomeno delle risorgive si manifesta è possibile grazie ai depositi alluvionali che compongono quest’area di pianura. Le acque pluviali si inabissano nel sottosuolo nella parte più alta della pianura lombarda. Nella loro lenta discesa verso il Po incontrano strati sempre meno permeabili, per il progressivo prevalere di sabbie, argille e limi che rallentandone il deflusso le fanno risalire verso la superficie.
In questa fascia delle risorgive, basta dunque uno scavo di pochi decimetri per intercettare la falda e far uscire l’acqua. Lavoro che gli agricoltori cremaschi hanno fatto sin dai secoli passati, provvedendo poi a delimitare e concentrare l’acqua in zone precise tramite l’uso di tini o di pozzetti in muratura, dapprima, e di tubi metallici o di cemento poi. Generalmente la lunghezza dei corsi d’acqua che nascono dai fontanili è molto breve. Il più noto è il fiume Tormo.
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