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L'EMENDAMENTO

Stop alla cannabis light, produttori e negozianti ora appesi a un filo

«Il Governo vanifica gli sforzi fatti in questi anni per un atto puramente ideologico». Destino incerto per oltre 10mila lavoratori del settore, campi pieni ma ordini sospesi

Francesco Gottardi

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redazione@laprovinciacr.it

03 Agosto 2024 - 05:00

Stop alla cannabis light, produttori e negozianti ora appesi a un filo

CREMONA - Con l’okay della Commissione affari costituzionali della Camera all’emendamento che punta ad equiparare la cannabis light a una droga leggera, mettendola fuori legge, tornano a sospirare gli oltre diecimila lavoratori del settore. «Non è la prima volta che viene ventilata questa possibilità, periodicamente i governi provano a fare marcia indietro su un prodotto che non ha alcun effetto drogante» spiega Manuele Villa, titolare di Tenuta Modesti, una delle oltre 800 aziende del settore, che si trova poco fuori Cremona, nei dintorni di Monticelli. Nei campi lungo il fiume Po Villa coltiva piante di canapa con una concentrazione di Thc (la sostanza psicotropa) inferiore allo 0,5% dalle quali l’azienda produce infiorescenze per uso ricreativo e derivati tra cui gli oli essenziali della linea per animali da compagnia ma anche prodotti edibili e per la cura del corpo.

I campi della Tenuta Modesti

«Ma ancora una volta siamo gettati nell’incertezza: ora come ora gli ordini sono fermi, i grossisti della distribuzione hanno bloccato le commesse e un intero settore è in stallo». Un danno economico, oltre che per l’azienda, per gli oltre 10mila lavoratori del settore (un numero che cresce notevolmente nella stagione di raccolta) e per i tanti rivenditori in tutto il Paese: «Anche se le minacce degli anni scorsi furono bloccate dal tar la semplice notizia e la conseguente incertezza aveva avuto gravi conseguenze: i punti vendita con i quali collaboriamo erano passati da 280 a poco più di 20. Questa volta la decisione sembra diventerà effettiva e siamo arrivati al punto di valutare di distruggere il raccolto della stagione ancora nel campo».

L’interno del negozio Canapa World


Il timore, misto all’incredulità, è diffuso anche tra i rivenditori della filiera: «Mi sembra ancora incomprensibile che si voglia mettere fuori legge una sostanza che non ha alcun effetto drogante. Già con l’ultimo decreto per vietare la commercializzazione degli oli di Cbd il Governo incassò tre bocciature dal Tar vista l’impossibilità di dimostrare gli effetti stupefacenti della sostanza. Ora che quella strada si è chiusa si prova a far passare un divieto ideologico all’intero di un decreto legge come quello sulla sicurezza che con tutta probabilità verrà approvato».

Le parole sono di Emanuela Taraschi, titolare del negozio Canapa World nel pieno centro città. «In cinque anni di attività a Cremona mi sono accorta di come tante persone, soprattutto più in là con gli anni, si siano convinte degli straordinari effetti terapeutici del Cbd e ora tanti sono diventati clienti regolari. Adesso, con un colpo si spugna, la politica rischia di vanificare i passi avanti fatti sul piano culturale. Ora speriamo che opposizioni e associazioni di categoria si battano per fermare ancora una volta quest’assurdità».

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti

CONFAGRICOLTURA: «UN DURO COLPO AL MADE IN ITALY»

«Gli sforzi della filiera italiana della canapa industriale, che coltiva le sole varietà ammesse a livello europeo, quelle a basso contenuto di Thc volte a valorizzare tutte le parti della pianta (semi, fibre e infiorescenze), vengono vanificati dall’approvazione dell'emendamento al Ddl Sicurezza nelle commissioni affari costituzionali e giustizia della Camera». Così Confagricoltura, che già nelle scorse settimane aveva espresso preoccupazione per la proposta di emendamento che vieta la coltivazione, la lavorazione e la vendita delle infiorescenze della canapa a basso contenuto di Thc.


«L'approvazione dell’emendamento penalizza un comparto solido in Italia, che vede una forte presenza di imprese giovanili — afferma Confagricoltura — che ora rischiano di perdere competitività in un mercato internazionale dinamico. Paesi come Germania, Austria, Spagna, Belgio, Estonia, Francia, ad esempio, stanno investendo in maniera importante sulla canapa nella filiera alimentare (semi/proteine), in quella tessile (fibra) e da costruzione (canapulo)». Una tendenza, quella di investire sul settore, diffusa a livello europeo e della quale il nostro Paese aveva beneficiato con significative porzioni di mercato estero. «L'approvazione dell’emendamento rappresenta quindi un duro colpo al made in Italy agroindustriale, peraltro in un momento in cui gli imprenditori hanno avviato le nuove produzioni o programmato investimenti importanti».

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