L'ANALISI
17 Luglio 2024 - 05:15
CASALMAGGIORE - «Non c’è stato alcuno stupro di gruppo e nessun branco»: i cinque giovani mantovani accusati di violenza sessuale di gruppo su una ragazza di 16 anni, affetta da un deficit psicologico, sono stati tutti assolti in primo grado per insufficienza di prove.
Dopo tre anni di convivenza con l’accusa e due anni di udienze, lunedì alle 15.40, il collegio presieduto dal giudice Giacomo Forte ha pronunciato la sentenza. I cinque imputati, ragazzi tra i 20 e i 23 anni, quattro di Suzzara e uno di Pegognaga, sono stati assolti. Subito dopo, i genitori degli imputati presenti in aula si sono abbracciati tra le lacrime, stringendo le mani agli avvocati difensori.
Il pubblico ministero, che aveva richiesto pene severe (9 anni per quattro imputati e 10 anni per il quinto), ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello contro la sentenza di assoluzione. L’avvocato di parte civile, Valentina Marchettini, che aveva chiesto 200 mila euro di risarcimento per la ragazza, 100 mila per la madre e una provvisionale di 50 mila euro, ha dichiarato: «Valuteremo il da farsi appena avremo letto le motivazioni».
La vicenda ha origine nel maggio del 2021. Una ragazza, poco più che sedicenne e affetta da un deficit psicologico, era stata invitata a una festa di compleanno in un appartamento a Suzzara. Secondo l’accusa, durante quella festa sarebbe stata violentata da cinque ragazzi della zona, tutti di età compresa tra i 20 e i 23 anni. La denuncia è stata presentata dalla ragazza stessa, accompagnata dalla madre all’ospedale di Cremona. I difensori hanno sempre puntato sull’assoluzione, evidenziando discrepanze nel racconto della minorenne.
La notte del presunto abuso, la ragazza non era tornata a casa. La madre l’ha cercata incessantemente, trovandola il giorno successivo a Rivalta sul Mincio, seduta su una panchina alla fermata degli autobus, sconvolta per la serata passata a Suzzara. Poche settimane dopo, ancora sotto shock, la ragazza aveva tentato il suicidio gettandosi dal balcone di casa, sotto gli occhi della madre.
Durante l’istruttoria, oltre alla testimonianza della ragazza, sono state acquisite alcune intercettazioni effettuate dalla polizia giudiziaria. In una sala della questura in piazza Sordello, i giovani commentavano l’episodio e cercavano di rassicurarsi a vicenda, temendo che la polizia postale potesse recuperare le chat cancellate dai loro cellulari. Tuttavia, il collegio giudicante ha ritenuto che la prova dell’abuso sessuale di gruppo non fosse stata raggiunta, portando così all’assoluzione degli imputati.
Il collegio difensivo, composto da Alessia Soldani, Stefania Magnani del Foro di Mantova e Pasqualino Miraglia del Foro di Modena, ha espresso soddisfazione per la decisione del tribunale, affermando: «Gli imputati non sono ‘mostri’ come descritti e additati sin dall’inizio, e oggi il tribunale lo ha riconosciuto. Ora restiamo in attesa del deposito della motivazione».
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