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CREMONA. I FUNERALI

A San Michele l’addio a don Achille

Una folla piange monsignor Bonazzi. Il vescovo: «Un po’ ribelle, un po’ bambino»

La Provincia Redazione

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13 Luglio 2024 - 17:28

A San Michele l’addio a don Achille

CREMONA - «Un po’ ribelle e un po’ bambino». Così il vescovo Antonio Napolioni ha ritratto questa mattina, nell’omelia esequiale a San Michele, monsignor Achille Bonazzi, morto nei giorni scorsi a 78 anni. Gremita la chiesa, decine i sacerdoti presenti, dalla Curia, dal Seminario, dalle parrocchie; accanto al presule il vescovo emerito Dante Lafranconi, il vicario episcopale don Gianpaolo Maccagni, il parroco di San Michele don Aldo Manfredini e il collaboratore don Pier Altero Ziglioli, canonici del Capitolo della Cattedrale (di cui Bonazzi faceva parte) con il presidente monsignor Antonio Trabucchi e molti altri. Nei primi banchi, oltre ai nipoti del sacerdote defunto, anche il sindaco Andrea Virgilio (e la vice Francesca Romagnoli).

La celebrazione è stata accompagnata dalla schola cantorum della parrocchia diretta da Damiano Solzi e, all’organo, dal maestro Mariano Fornasari.

«Di tutte le chiese di cui si è occupato per i restauri, a cominciare dalla Cattedrale, quale gli era più cara? — si è chiesto il vescovo introducendo la messa —. Con i suoi confratelli nel sacerdozio aveva ‘rapporti dinamici’, mentre qui a San Michele (comunità che il vescovo ha ringraziato e dove don Achille ha servito per ben 42 anni) trovava una famiglia, un popolo, ‘la sua Betania’ (per Gesù la casa dell’amicizia e del riposo, ndr), la possibilità di costruire legami con le persone».

«Dovremmo rivolgerci a lui come ‘Monsignor Professor Dottor...’ — ha poi esordito nell’omelia — visti il canonicato, le lauree e la docenza universitaria, ma preferiamo accompagnarlo ‘come una mamma accompagna un bambino nel primo giorno di scuola’ perché ora per don Achille incomincia ‘un nuovo cammino universitario, una nuova laurea, quella nell’amore di Dio. I fatti, anche le soddisfazioni della vita, sono solo piccole tracce, indizi, bagliori. Don Achille si è lasciato coinvolgere da questi bagliori, si è appassionato all’arte e alla scienza. Un tempo i preti venivano mandati all’Università solo se questo serviva per l’insegnamento in Seminario, e non sempre tutti i vescovi sapevano guardare lontano. Ma ‘una passione può essere evangelizzata ed evangelizzatrice, questa è la fatica di tutti i credenti, in particolare di noi sacerdoti. Ricondurre la nostra intelligenza – e quanta intelligenza ha avuto in dono e in compiro don Achille!’ - i nostri sentimenti e i nostri gesti a una docilità al Vangelo che rigenera continuamente lo stupore del bambino e non l’arroganza del padrone».

«C’è una parola – ha proseguito monsignor Napolioni – che io ho imparato da don Achille e mai sentita da nessun altro: ‘materico’. Aggettivo che in effetti è diverso da ‘materiale’. Ora ‘anche lui si sentirà inizialmente perduto’ dinanzi allo ‘sfolgorio di luce’, ma ‘diventando polvere, questa materia si scoprirà abitata da Dio’. Ben venga dunque chi con il microscopio va a guardare dentro la terra, le rocce, i colori, le muffe, ma quanta muffa c’è nei nostri cuori e nelle nostre relazioni e quanto è benedetta la fatica della vita per togliere da noi questa muffa». Nella malattia don Achille ha affrontato il suo calvario, «un po’ ribelle e un po’ bambino, ma accettando le braccia della madre: Maria, la Chiesa, le persone care. E allora lo immagino partecipe di questo crescendo di stupore, di bellezza, di verità che è la vita eterna». Non sono mancati accenni al temperamento del sacerdote: «Quando alzava la voce al telefono, tutto il Palazzo vescovile ne sentiva l’eco, e voglio immaginare che ora, dal cielo, la scoperta della verità tutta intera, il primato della misericordia, la scoperta del senso profondo delle cose e del valore di ogni persona, la scoperta del volto stesso di Dio, gli permetta di gridarlo e di farlo sentire un po’ anche a noi».

Al termine della celebrazione, le spoglie di monsignor Bonazzi sono state accompagnate dalla processione del clero e da molti fedeli sul sagrato di San Michele, e dopo il bacio del vescovo al feretro e l’ultima benedizione sono state trasferite per la tumulazione al cimitero di San Giovanni in Croce, il suo paese di origine.

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