L'ANALISI
09 Luglio 2024 - 05:15
Beppe e Paolo Carletti
CREMONA - Tale padre, tale figlio. Non c’è modo migliore per riassumere questa storia politica e familiare. A Cremona, Carletti e politica sono una cosa sola. Il papà, Giuseppe Carletti, per tutti è ‘Beppe’. Storicamente socialista: anzi, socialista democratico, sottolinea lui. In giunta prima al Bilancio e poi all’Urbanistica con maggioranze di colori diversi (prima i socialisti con la Dc e i liberali, poi Psi e comunisti) ma con due socialisti di ferro come sindaci: Emilio Zanoni e Renzo Zaffanella. Nella giunta di Zanoni come assessore al Bilancio «fu un momento irripetibile», ricorda. Di nuovo assessore al Bilancio nella prima giunta di Zaffanella, e, dal 1985 al 1990, assessore all’Urbanistica, Lavori pubblici e Patrimonio, sempre con Zaffanella.
La stessa delega, a quarant’anni di distanza, la ricoprirà il figlio Paolo, anche lui da sempre socialista, poi arruolato nelle file del Partito democratico. Negli ultimi cinque anni è stato presidente del Consiglio comunale, oggi si prepara a occupare il vecchio ufficio del padre con un maxi-assessorato che ingloba Urbanistica, Edilizia privata, Patrimonio comunale, Servizi cimiteriali, Edilizia pubblica residenziale, Programma opere pubbliche, Edifici comunali e Palazzo comunale. In particolare, il neo assessore ha desiderato le deleghe al Cimitero e al Palazzo comunale: «Il grado di civiltà si misura innanzitutto sulla cura dei defunti». Ma Carletti ha voluto fortemente anche la delega al Palazzo comunale, quasi un lascito che testimonia l’affezione del Palazzo dove ha presieduto il Consiglio negli ultimi cinque anni: «Il Palazzo è la casa dei cremonesi che vivono, il Cimitero, la casa dei cremonesi defunti, dove ogni giorno la cittadinanza si reca devotamente in raccoglimento».
«La cremonesità e l’impegno civico per la comunità ci uniscono», è convinto Carletti jr. «La delega dell’Urbanistica è quella più progressista – afferma il neo assessore – perché è quella che ‘disegna’ la città. Questo ‘signore’ – e, sorridendo, indica il padre – ha cambiato il volto di Cremona». Si riferisce alla scelta – lungimirante – del padre, che circa quarant’anni fa, quando ancora le auto giravano indisturbate per il centro di Cremona, rese corso Campi una strada pedonale, trasformandola in ciò che è ancora oggi. La storia ha dato ragione a Carletti senior, e oggi sarebbe impensabile un corso Campi trafficato.
Il gene Carletti influisce sulla politica cremonese da quarant’anni, ma da sempre la politica, tra i Carletti, è di casa: «A quindici anni – racconta Beppe – avevo in tasca la tessera del Partito socialdemocratico. Erano altri anni: gli assessori erano meno impegnati, ma facevo centomila chilometri di strada all’anno, e quando non ero in ufficio davo da mangiare a quattrocento scrofe alla Malintesa (l’azienda agricola di famiglia, nda)». Poi, lo scandalo degli alloggi d’oro: le denunce e le condanne. I Carletti ricordano bene quegli anni, gli stessi di Mani pulite. In appello, vennero tutti assolti, ma il clima era tesissimo e la politica tutta era in stato d’accusa. Carletti padre racconta con amarezza quel periodo: «Noi socialisti eravamo nel mirino».
Ma quarant’anni fa cosa significava disegnare la città?. «La città si disegna – spiega Carletti padre –, ma ogni amministrazione ne cambia il volto». Tra i suoi grandi progetti, attuati in quegli anni, c’è anche il completamento di Parco al Po, che arrivò in quegli anni fino a Gerre Borghi: «In anni di urbanizzazione sfrenata, bloccare qualsiasi intervento a ridosso del Po fu fondamentale». Un nuovo modo di fare commercio, a piedi. Questa l’idea che mosse l’azione di Carletti padre e che, ora, il figlio Paolo si propone di ripristinare: «Il centro di Cremona – dice – non finisce dopo l’abside del Duomo, e molte pavimentazioni del centro sono inadeguate».
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