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Mette incinta una minore e minaccia l'avvocata e l'assistente sociale: stalker a processo

Il 25enne, dopo aver violato gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, ora è sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora e al divieto divieto di avvicinarsi alle donne che ha tormentato per un anno

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

08 Luglio 2024 - 18:07

Mette incinta una minore e minaccia l'avvocata e l'assistente sociale: stalker a processo

Il tribunale di Cremona

CREMONA - Nel 2023 ha messo incinta una ragazzina di 14 anni, che ha partorito a gennaio di quest’anno. Il padre, 25 anni, per l’accusa ha ripetutamente minacciato di morte l’assistente sociale incaricata di seguire la minore e l’avvocata nominata curatore speciale della 15enne dal Tribunale per i minorenni di Brescia. L’una e l’altra, nell’udienza preliminare di oggi per stalking a carico del 25enne, si sono costituite parte civile con gli avvocati Cristina Pugnoli e Guido Priori. L’imputato, casa in una città della Lombardia, si farà processare con il rito abbreviato (udienza l’11 novembre prossimo).

La minorenne è tornata a vivere con i genitori, la sua bimba è stata data in affidamento, mentre l’imputato, che ha riconosciuto la figlia, dopo aver violato la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico (fatto per il quale è già stato processato) ora è sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora e al divieto divieto di avvicinarsi all’educatrice sociale e all’avvocata. L’una e l’altra, in preda all’ansia, hanno dovuto cambiare le proprie abitudini di vita. L’assistente sociale, sostituita nell’incarico, era terrorizzata al punto che, terminato il lavoro, si faceva accompagnare dai colleghi; nel tempo libero non è più uscita di casa da sola, nel timore di incrociare il 25enne, temendo che dalle minacce passasse ai fatti.

Gli avvocati Cristina Pugnoli e Guido Priori

Lo stesso l’avvocata che non aveva mai visto in volto l’imputati, e che era «costretta muoversi guardinga, temendo di incontrarlo». Storia delicata. La minorenne era scappata dalla comunità tre volte. E nell’ultima sua fuga, aveva incontrato quel giovanotto più grande di lei. Ricollocata in comunità, si è scoperto che aspettava un figlio. Per l’accusa, il 25enne ha cominciato a bersagliare l’assistente sociale di telefonate e messaggi di morte rivolti a lei e ai suoi familiari.


Lo stillicidio ha avuto inizio a luglio di un anno fa. Il primo messaggio inviato all’assistente sociale è del 19. Il giovane le aveva chiesto documenti personali della 14enne, «minacciandola contemporaneamente», è scritto nel capo di imputazione. L’assistente sociale non ha risposto e lui ha iniziato a chiamarla con insistenza sul telefono di servizio. Il 26 luglio successivo, dopo che la minore era stata ricollocata in comunità, il 25enne si era rifatto vivo con l’assistente sociale. L’aveva contattata su WhatsApp, chiedendole nuovamente i documenti della minorenne. E minacciandola che, in caso di rifiuto, «la prima persona che porterà in Tribunale sarà lei».

È del 20 settembre un’altra minaccia: «Spero che succeda qualcosa ai suoi figli se li ha così capisce. Io aspetto so dove lavora so dove abita». Altre minacce il 29 sttembre. Il 16 gennaio di quest’anno, all’indomani del ricovero in ospedale della minore per il parto, l’imputato è tornato alla carica. «Se succede qualcosa a mia figlia e alla ragazza giuro sulla testa di mia madre che lei è una donna morta, la sua famiglia è morta. Attenta a quello che fa. Non la avverto più. Attenta non mi sfidare». Il 18 gennaio «dopo aver chiamato per otto volte sull’utenza di servizio», ha di nuovo minacciato di morte l’assistente sociale. E di morte ha minacciato anche l’avvocata, chiamandola ripetutamente sul telefono dello studio professionale.

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