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LA CRIMINALITÀ SOTTO LA LENTE

La presenza mafiosa in provincia cresce: «’Ndrangheta dominante»

La ricerca Cross-Cgil conferma per la provincia di Cremona la tendenza all’ascesa delle cosche calabresi

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

19 Giugno 2024 - 05:25

La presenza mafiosa in provincia cresce: «’Ndrangheta dominante»

Nando Dalla Chiesa e un'auto dei carabinieri

CREMONA - L’indice di presenza mafiosa in provincia di Cremona resta medio-alto con tendenza all’ascesa (livello 3 su 5) e si conferma l’assoluto dominio della ’ndrangheta rispetto alle altre organizzazioni. Lunedì a Milano, nella sala lauree dell’Università degli Studi, è stata presentata la ricerca di Cross e Cgil dal titolo ‘Mafia ed economia in Lombardia’: ne esce una mappa geografica, divisa per province e per settori economici, delle infiltrazioni sul territorio.

Dopo i saluti della professoressa Allegra Canepa, a introdurre la ricerca è stata Angela Mondelli, segretaria generale Cgil Monza-Brianza, successivamente la parola è passata ad Andrea Carnì che ha presentato i risultati. Le riflessioni finali sono spettate invece al professor Nando dalla Chiesa e ad Alessandro Pagano, segretario generale della Cgil Lombardia. In sintesi è stato chiarito che «l’economia mafiosa ha ampliato la propria presenza». In edilizia si assiste infatti ad un «boom di imprese che aprono e chiudono in breve tempo», con il caporalato che invade anche commercio e logistica. Quanto al riciclaggio, ci sarebbero «diverse segnalazioni di bar e ristoranti che effettuano ristrutturazioni o cambio di proprietà in tempi brevi».

Su Cremona lo studio riferisce di «notevoli somiglianze con Mantova in termini di infiltrazioni e presenze mafiose sul territorio, con punti di contatto tra i meccanismi di penetrazione, radicamento ed evoluzione del fenomeno mafioso spinte dall’Emilia-Romagna». Si parla ancora, infatti, della cosca Grande Aracri già finita al centro di numerose indagini fra cui ‘Aemilia’: insediata nella Bassa Piacentina e nel Reggiano, tocca appunto anche la provincia cremonese. Sulla ricerca viene descritta come «una ’ndrangheta degli affari, economicamente dinamica, operativa, catalizzata ed attratta dalla grande o piccola commessa, dal guadagno, dal profitto e dalla speculazione». Quanto alla collocazione geografica del fenomeno, in provincia sarebbe in zone «riparate, ma vicine a più centri nevralgici». E in merito alla penetrazione si parla di «solidi legami dal punto di vista sociale, creati anche attraverso organizzazione (o finanziamento) di feste di paese al fine di celare le attività criminose e promuovere il buon nome della Calabria».

Infine, qualche numero, come quello sui casi sospetti di danneggiamenti da incendio: in provincia pressoché stabili e cioè 8 nel 2010 e altrettanti nel 2021. Salgono, invece, gli Sos legati ad estorsioni con presunti legami con la mafia: 4 nel 2010 e 19 nel 2021. Il picco in quest’ultimo caso si registra a Sondrio. Lo studio è anche frutto di un questionario somministrato a 18.733 persone in tutta la Lombardia, interrogate proprio sul tema della criminalità organizzata. Fra le domande: «Ritiene fossero presenti infiltrazioni mafiose o pratiche illegali nel suo ultimo posto di lavoro?»; «Quanto crede sia presente il fenomeno mafioso nella provincia in cui lavora?». L’irregolarità maggiormente riscontrata risulta essere il mancato rispetto delle norme contrattuali, seguita dal mancato rispetto delle norme fiscali o contributive. La distribuzione di tali fenomeni risulta però ridotta nella provincia di Cremona rispetto ad altre: 4% del totale, mentre a Milano risulta il 26%, a Bergamo il 16% e a Brescia il 9%. Le maggiori irregolarità sono state rilevate da dipendenti di Spa (27,79%) seguiti dai dipendenti pubblici (21,89%).

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