L'ANALISI
08 Giugno 2024 - 05:30
CREMONA - Il weekend elettorale scatta alle 15: seggi aperti per le Europee in tutta la provincia e chiamata alle urne per l’elezione del sindaco in 86 comuni. La tornata amministrativa coinvolge anzitutto il capoluogo, dove gli oltre 56mila aventi diritto (28.821 donne e 26.139 uomini) dovranno scegliere — nel rispetto dell’ordine alfabetico — fra Maria Vittoria Ceraso, Angelo Frigoli, Ferruccio Giovetti, Alessandro Portesani, Paola Tacchini e Andrea Virgilio. E per 230 neo diciottenni della città sarà la prima volta in cabina elettorale. I candidati per i 32 posti in consiglio comunale sono 371, distribuiti fra 14 liste.
Al netto di Cremona, nel folto elenco di comunità convocate a scegliere la prossima guida dei rispettivi governi spiccano centri come Casalmaggiore, ‘capitale’ del distretto casalasco, e Pandino, secondo comune più popoloso dell’Area omogenea cremasca, subito dopo Crema.
Sono 33 i paesi del territorio con un unico candidato: la sfida del quorum prevede che almeno il 40% degli aventi diritto si presenti alle urne. Una soglia tutt’altro che scontata: il diffuso astensionismo — più marcato nei piccoli comuni — è uno spauracchio concreto. E poi, ovviamente, sarà necessario tagliare il traguardo del 50% più una delle schede valide.
Per tutti il voto è aperto oggi fino alle 23 e domani dalle 7 alle 23. Per le Comunali lo spoglio avrà inizio lunedì alle 15, al termine del conteggio delle Europee.
Cremona è l’unico centro in cui è contemplata la possibilità del ballottaggio (se nessun candidato otterrà la maggioranza assoluta), mentre gli altri 85 comuni conosceranno nell’immediato il nome del loro sindaco per i prossimi cinque anni.
Quali sono le regole del voto? Si può crociare il nome del primo cittadino (senza segnare anche il simbolo di una delle liste collegate) oppure optare per una specifica lista. È concesso il voto disgiunto: si può indicare un candidato sindaco e al tempo stesso una lista a lui non collegata.
Per il Consiglio comunale, ogni elettore può esprimere fino a due preferenze: in tal caso bisogna però specificare un nome di genere maschile e uno femminile, della stessa lista, altrimenti la seconda preferenza viene annullata.
Dopo le elezioni di giugno l’Eurocamera avrà 15 deputati in più. Il Parlamento europeo infatti, a causa dei cambiamenti demografici occorsi in Europa da inizio legislatura, ha stabilito che il numero dei parlamentari passerà dai 705 attuali a 720. Cresce quindi il numero di inquilini nella casa della democrazia europea ma il cambiamento non toccherà gli equilibri elettorali di tutti i Paesi.
L’Italia resterà a quota 76. Senza variazione anche la Germania con 96 rappresentanti, e la Svezia con 21. Resta invariata pure la quota dei rappresentanti dei microstati Ue, Cipro, Malta e Lussemburgo, ciascuno con 6 eurodeputati. A crescere di un seggio invece, grazie alla loro variazione demografica, saranno il Belgio, che passerà così a 22, la Danimarca che sale a 15, l’Irlanda a 14, la Lettonia a 9, l’Austria a 20, la Polonia a 53, la Finlandia a 15, la Slovenia a 9 e la Slovacchia a 15. Premiati con due seggi in più la Spagna che passa così a 61, i Paesi Bassi che passano a 31 e la Francia che vola a 81.
Prima dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue il Parlamento europeo ospitava 751 deputati, inclusi i 73 rappresentanti del Regno Unito. Dopo il 31 gennaio 2020, dei 73 seggi britannici 46 furono sospesi, mentre 27 vennero distribuiti tra gli Stati membri, passaggio in cui l’Italia guadagnò l’ingresso di tre eurodeputati aggiuntivi: Vincenzo Sofo, candidato nelle liste della Lega poi passato a Fratelli d’Italia, Salvatore De Meo di Forza Italia, e Sergio Berlato di FdI. Tra i Paesi che beneficiarono maggiormente del riconteggio post-Brexit anche la Francia, con una pattuglia di 5 ripescati.
Per quel che riguarda i sistemi di voto, Italia, Polonia e Belgio sono gli unici Paesi ad avere più circoscrizioni elettorali, con lo stivale diviso in 5: Nord-Est, Nord-Ovest, Centro, Sud e Isole. A circoscrizione unica invece gli altri Paesi Ue, con una maggioranza di Stati - tra cui Spagna, Francia e Germania - che presentano liste chiuse e senza preferenze.
Per portare almeno un candidato all’Europarlamento le formazione politiche devono raccogliere più del 4% dei voti in Italia, una soglia di sbarramento che varia tra il 5 e l’1,8% negli altri 13 Paesi Ue dove è in vigore questo sistema.
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