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CREMA. IL CRESMIERO OSSERVATO SPECIALE

Colatore inquinato dai Pfos: «Subito vertice con i tecnici»

L’assessore Bordo dopo i risultati delle analisi condotte dall’Arpa: «Ora vogliamo vederci chiaro. E il medico oncologo e presidente del consiglio comunale Galmozzi invita alla massima attenzione

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

03 Giugno 2024 - 05:05

Colatore inquinato dai Pfos: «Subito vertice con i tecnici»

CREMA - Sul caso dei Pfos presenti in quantità importanti nelle acque del Cresmiero, il Comune vuole vederci chiaro. L’assessore all’Ambiente Franco Bordo ha programmato già oggi un vertice con i tecnici dell’ufficio, per valutare quanto è emerso dalle indagini dell’Agenzia regionale per l’ambiente, i cui risultati sono stati comunicati, nei giorni scorsi, in commissione regionale.

«Prima di poter esprimere qualsiasi giudizio in merito, dobbiamo studiare la documentazione e gli esiti delle analisi — spiega Bordo — quindi si potrà valutare se convocare la commissione consiliare Ambiente».

pfos

I Pfos sono stati riscontrati in quantità rilevanti sia nel canale scolmatore del Serio, che attraversa la città, sia nei pesci pescati nel fiume, seppur in questo caso le analisi si riferiscano a esemplari catturati in provincia di Bergamo. In occasione di entrambi gli accertamenti, i risultati hanno portato alla scoperta di elevate concentrazioni di questi composti chimici impermeabili all’acqua e ai grassi, persistenti e cancerogeni.

Il Cresmiero è infatti risultato tra i sette canali e fiumi maglia nera, da questo punto di vista, in regione. Gli altri sono lo scolmatore piene nord ovest (Milano), la roggia Vernavola (Pavia), il fiume Olona, nel tratto Pavese, il torrente Seveso e l’Erbognone. Il quadro della situazione è stato fornito in commissione nei giorni scorsi dal direttore dell’Agenzia regionale per l’ambiente, Fabio Cambielli. Dall’ente avevano precisato: «Nessun segnale di allarme, solo alcune situazioni sulla soglia di limite, nonostante il fenomeno sia in continua crescita». E Matteo Piloni, consigliere regionale cremasco del Pd, ha subito chiesto più controlli. «Va ampliato il monitoraggio. E vanno aumentati anche i campioni prelevati, perché ci siamo resi conto che, attualmente, sono molto pochi e l’audizione lo ha confermato. E siccome da gennaio 2026 scatteranno, appunto, i nuovi obblighi di verifica, è bene prepararsi fin da ora». Attilio Galmozzi, medico oncologo dell’Asst cremasca e presidente del consiglio comunale cittadino, invita tutte le istituzioni alla massima attenzione: «In merito ai risultati di queste analisi, non posso che richiamare a un principio generale di cautela».

CANCEROGENI PERSISTENTI

Pfas è l’abbreviazione di sostanze poli e perfluoroalchiliche, che hanno proprietà resistenti all’acqua e al grasso. Non si trovano naturalmente sulla terra, ma sono prodotte dall’uomo. Di conseguenza, non sono nemmeno biodegradabili. Sono spesso usati in pentole, vernici, imballaggi alimentari, giacche, cosmetici, cera da sci, lubrificanti e schiuma antincendio.

Nella grande famiglia dei Pfas rientrano i Pfos, ovvero i i perfluorottano sulfonati. Sono composti indistruttibili che respingono l’acqua, il grasso e lo sporco. Per esempio, sono usati negli indumenti per la pioggia e nelle pentole antiaderenti. Ci sono anche alte concentrazioni di questa sostanza nella schiuma degli estintori. La sostanza finisce nel terreno attraverso le acque di scarico delle fabbriche e, per esempio, quando la schiuma di estinzione viene risciacquata dopo un incendio. Si diffonde ulteriormente attraverso canali e fossati fino alle fonti che sono usate per l’acqua potabile. La sostanza è praticamente indistruttibile e non biodegradabile. Il Pfos è anche praticamente impossibile da neutralizzare con un trattamento chimico, si può solo bruciare a temperature molto alte. Nonostante la mancanza di conoscenze sugli effetti a lungo termine dei Pfas, le sostanze sono classificate ‘ad alto rischio’. Sono considerate dannose e cancerogene. I Pfos a loro volta sono sostanze chimiche e non possono essere scomposte dall’organismo umano. Rimangono nel sangue e nel fegato per anni. Più si consumano, più il loro livello si accumula nel corpo. Possono causare danni al fegato, hanno un effetto sul sistema immunitario, sono dannosi per la riproduzione e lo sviluppo del nascituro.

In Lombardia, l’Arpa ha effettuato monitoraggi in 27 corpi lacustri, oltre 120 tra fiumi, canali e rogge e altrettanti pozzi per acque sotterranee con 80 punti di prelievi. I superamenti diffusi dei limiti per i Pfos hanno riguardato il 73% dei corsi d’acqua e il 56% dei laghi.

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