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Caso ex Ghiraf: esproprio completato

Fabbricato e area ora sono del Comune. Il sindaco: «L’alienazione prevista entro giugno»

Piero Zanoni

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pzanoni@laprovinciacr.it

01 Giugno 2024 - 05:05

Caso ex Ghiraf: esproprio completato

ANNICCO - Diciassette anni: è il tempo occorso per risolvere la complicata questione ex Ghiraf. Nei giorni scorsi, infatti, il Comune ha acquisito sia l’area che la struttura di via Cesare Battisti, lungo la provinciale 47 che porta a Farfengo e quindi alla Paullese. «Finalmente abbiamo chiuso una lunga e difficile querelle — dichiarano soddisfatti il sindaco Maurizio Fornasari e il suo vice Ernesto Grossini — ora potremo procedere alla alienazione del bene».

La vicenda è iniziata quasi 30 anni fa, all’epoca dell’amministrazione guidata dall’allora sindaco Luigi Pigoli, quando la ditta bresciana di Castelmella ha rilevato il sito ex Cma per usarlo come punto di stoccaggio di scarti di lavorazione della raffinazione dell’alluminio. Camion carichi di grandi sacchi pieni di scorie hanno iniziato ad affluire in paese. L’obiettivo finale: intraprendere una lavorazione tramite macinazione e vagliatura per separare il sale dal metallo e quindi avere a disposizione del materiale da riutilizzare nel ciclo produttivo dell’azienda. Una normale operazione di riciclo, secondo i titolari.

Ma la gente di Annicco non ha mai visto di buon occhio l’insediamento di questa impresa. Ben presto in paese è sorto infatti un comitato di protesta, poi seguito da azioni legali per far interrompere l’attività. Dopo alterne vicende — nel mentre a Pigoli è succeduto in qualità di sindaco Rino Ferri — la ditta bresciana ha chiuso i battenti e il fabbricato è rimasto abbandonato, e con esso una notevole quantità di scorie in sacchi stipati al coperto. Tonnellate di materiali da smaltire.

«Della bonifica — spiegano Fornasari e Grossini — se ne sono fatti carico fra il 2007 e il 2008 la Regione Lombardia e il Comune, per un costo di circa 9 milioni di euro, e dopo alcuni mesi il fabbricato è stato svuotato». L’immobile, dopo varie vicende giudiziarie, è tornato nella disponibilità dei vecchi titolari, pur essendo l’azienda in stato fallimentare. Questo, ribadiscono gli attuali amministratori annicchesi, ha causato un’empasse per molti anni. L’obiettivo dell’ente locale era infatti entrare in possesso della struttura «per eliminare il degrado e utilizzare l’area per lo sviluppo e l’insediamento di nuove realtà produttive».

Il momento cruciale un paio di anni fa, quando il Comune, avvalendosi del proprio ufficio tecnico e di consulenti esterni, è riuscito a definire una procedura che si è conclusa proprio in questi giorni con l’esproprio del bene per pubblica utilità. «Un esproprio bonario — tengono a precisare sindaco e vice —, un’operazione lunga e laboriosa, fatta di studi, incontri e mediazioni assieme ai nostri consulenti tecnici e legali per arrivare a un accordo con la proprietà. Pensavamo di cavarcela molto prima, però le complicazioni non ci hanno fermato e finalmente possiamo dire ai nostri concittadini che questo è un capitolo chiuso e che quest’area sarà presto riqualificata».

Alla determina di giunta che ha sancito l’acquisizione della proprietà a costo zero, presto seguirà l’approvazione in consiglio. Il prossimo passo sarà la vendita dell’intero complesso, costituito da una superficie di 23mila metri quadrati (di cui 7mila coperti) lato strada con accesso diretto sulla provinciale 47. «L’intenzione — concludono gli amministratori — è indire entro giugno un’asta pubblica per alienare il bene: base di partenza circa 300mila euro. Chi ne entrerà in possesso potrà demolirlo o ristrutturarlo a seconda delle proprie esigenze. L’augurio è che si insedi una ditta che porti lavoro e benefici economici al paese».

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