L'ANALISI
23 Maggio 2024 - 05:15
PANDINO - «So di aver sbagliato, ma non ho fatto male a nessuno. La mia reazione è stata innescata da una terribile minaccia: ‘faccio fuori te e tutta la tua famiglia’, mi sono sentito dire al telefono». È il racconto del 28enne bloccato dai carabinieri, nella tarda mattinata di giovedì scorso, mentre si aggirava con un martello in pugno nella centralissima via Umberto I. «Ho perso la testa e me ne scuso — spiega, fornendo la sua versione —. Ho agito per proteggere i miei cari da una persona che credevo fidata».
Il giovane — che per il raptus ha rimediato una denuncia dai militari della stazione di via D’Acquisto — ricostruisce la sequenza dei fatti che avrebbero portato allo scoppio di follia. Non un alibi né una giustificazione, ma solo «la descrizione di quello che è realmente accaduto», tiene a rimarcare.
«Ho messo in vendita il mio scooterone e ho incaricato un conoscente di trovare eventuali acquirenti — dichiara —. Dopo qualche tempo, mi ha contattato per annunciarmi di aver chiuso l’affare». Ma le condizioni pattuite dal ‘mediatore’ si sono rilevate inadeguate alle aspettative del venditore. «Ho ovviamente interrotto la trattativa — prosegue il racconto del 28enne —. Non potevo certo immaginare che il mio rifiuto potesse scatenare una reazione tanto violenta». Perché, sostiene il giovane, poco più tardi ha ricevuto una telefonata minatoria: «La voce all’altro capo del telefono mi ha intimato di vendere lo scooterone, altrimenti avrebbe ‘fatto fuori’ i miei familiari. So chi è stato a minacciarmi. E sono andato a cercarlo». Il 28enne ha brandito il martello e si è diretto verso il centro di Pandino: «Ho litigato con cinque o sei persone — ammette —, alcune sono fuggiti. Ero fuori di me. Mi prendo le mie responsabilità, ma voglio che sia chiaro che ho subito minacce pesantissime».
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