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Infortunio sul lavoro alla Chromavis, assolto l'ex top manager Buscaini

Finito sotto accusa per un incidente che ha coinvolto un'operaia nel 2017. Il difensore Domenico Chindaro: «In Italia c’è il vizio di attribuire quasi sempre la responsabilità ai vertici dell’azienda»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

08 Maggio 2024 - 18:24

Infortunio sul lavoro alla Chromavis, assolto l'ex top manager Buscaini

Fabrizio Buscaini e l'avvocato Domenico Chindaro

CHIEVE - «In Italia c’è il vizio di attribuire quasi sempre la responsabilità ai vertici dell’azienda», ha tuonato in aula Domenico Chindaro, l’avvocato milanese che oggi ha fatto assolvere - con formula piena, per non aver commesso il fatto - Fabrizio Buscaini, l’ex top manager della Chromavis finito sotto accusa per un infortunio sul lavoro – la frattura del polso - accaduto a una dipendente dello stabilimento di Chieve, il 12 dicembre del 2017 (turno delle 6 del mattino). L’operaia entrò dal cancello del passo carraio, quello per i camion, anziché dal cancelletto del passaggio pedonale, distante tre metri. Lo facevano quasi tutti, per «comodità», anche se «in teoria non lo si poteva fare».

Ma era «più comodo», perché il cancelletto spesso era chiuso: bisognava suonare per farsi aprire. Nel piazzale (una parte in cemento dove passavano i camion, una in terriccio) c’era un dislivello: un gradino di 4 centimetri. La lavoratrice inciampò e cadde: 30 giorni di prognosi diventati 300, «un aggravamento causato dal gesso poco compatto, quindi non dovuto all’infortunio, ma da responsabilità medica. La signora non ha voluto fare causa all’ospedale», ha incalzato il difensore.

Buscaini, ad da marzo del 2017 a ottobre del 2020, era la figura apicale nella scala gerarchica della Chromavis: sotto di lui c’era il responsabile dei siti operativi, quindi i direttori di stabilimento, i capi reparti, i capi turno, gli operai. Il manager «non poteva sapere che i dipendenti, per loro comodità, imprudentemente passavano da lì. Buscaini non sapeva di che cosa si parlasse, non sapeva nulla. Nessuno gli ha mai detto: ‘Non vogliamo entrare dal cancello grande’. Ci sono passati per 20 anni da quel cancello. Il problema è sorto, perché la dipendente è inciampata, un evento fortuito. Questa è la verità», ha rimarcato l’avvocato Chindaro, replicando, duramente, al pm onorario, che nella requisitoria, rileggendo le testimonianze di alcune colleghe dell’infortunata, aveva parlato di «passaggio imposto ai lavoratori», chiedendo per il manager la condanna a 500 euro di multa, per la società a 25.800 euro (100 quote), spa assolta con il manager (era difesa dall’avvocato Luce).

«Passaggio imposto? Non sono d’accordo nel prendere frasi e buttarle lì. Le testimonianze vanno lette per intero», si è arrabbiato il difensore di Buscaini, l’ex ad della Chromavis, secondo player a livello mondiale, sei siti produttivi nel 2017 — due in Italia, uno in Ucraina, uno in Polonia, uno in Francia e uno in Brasile — un fatturato di 175 milioni e 1.200 dipendenti nel mondo. Un top manager in giro per il mondo, su e giù dagli aerei. Nello stabilimento di Chieve, Buscaini ci andò sì e no, cinque volte. Un manager «molto attento alla sicurezza».

Ignorava il problema del cancello, anche perché «a me - si è difeso al processo - arrivavano cose molto grandi. Per esempio, c’era un reparto a Chieve dove in agosto i dipendenti lamentavano eccessive temperature: non c’era l’aria condizionata. Era una spesa straordinaria. Buscaini che facciamo? Si mette l’aria condizionata, ma non domani, oggi». I dirigenti dei vari settori avevano un budget e una loro autonomia. «Finché le spese rientravano nel loro budget, non arrivavano a me. Se c’era, invece, da rifare il tetto arrivavano a me». Che ci fosse un piccolo dislivello tra la zona carraia e la zona pedonale, «l’ho saputo quando la dipendente si è fatta male. E ho subito detto: facciamo mettere a posto il piazzale (2mila euro di spesa)».

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