L'ANALISI
24 Aprile 2024 - 20:50
CREMONA - L’8 luglio del 2020, dal cantiere all’interno della concessionaria Citroen di San Felice, fu rubato un escavatore della ditta di Cesare Goi srl con sede a San Lorenzo de’ Picenardi. Ad ottobre di quello stesso, anno sparirono un escavatore e una mini pala nel bresciano, il primo rubato in una ditta di Muscolino, la seconda in una società di Dello. Un altro furto avvenne il 27 gennaio del 2022 a Castiglione delle Stiviere (Mantova).
È riversata in 20mila pagine la complessa indagine dei carabinieri che arrivò alla banda: tre arresti e sei denunce. Gente residente nel bresciano, nel Cremonese, in centro Italia e persino in Francia. Storia di mezzi rubati (200mila euro il valore complessivo) e ‘ripuliti’: truccati, contraffatti e rivenduti.
Furto, riciclaggio e autoriciclaggio le accuse. Nove gli imputati: oggi in due sono stati condannati con pene da 2 a 3 anni di reclusione (rito abbreviato), uno ha patteggiato 2 anni e 7 mesi, per tre il gup ha disposto il rinvio a giudizio (il processo si celebrerà l’8 ottobre). Dal procedimento, un imputato è stato assolto, per altri due è stato dichiarato ‘il non luogo a procedere’.
Tra i legali che hanno chiesto e ottenuto il proscioglimento, c’è ’avvocato Michele Barrilà: «Il mio assistito è un mediatore che si è interposto tra il venditore e l’ignaro acquirente, senza aver avuto alcuna consapevolezza della provenienza illecita dei mezzi, e al giudice lo abbiamo dimostrato».
Una banda organizzata. C’è chi rubava gli escavatori, chi confezionava documenti di accompagnamento falsi, dopo aver alterato targhe e numeri di telaio.
Tra gli indagati, anche una ‘testa di legno’ residente nel Cremonese: uno dei ladri lo convinse, dietro compenso, a intestarsi la titolarità di una impresa individuale. A nome del prestanome, aprì un conto corrente postale, sul quale transitarono 33.125 euro, «importi correlati alla compravendita dei beni rubati», è scritto nel capo di imputazione. Sempre il prestanome si intestò un contratto di locazione di un capannone utilizzato per i traffici illeciti.
Imputato, ma anche vittima la ‘testa di legno’ due volte minacciata gravemente. La prima minaccia. «Se ti contattano i carabinieri, devi stare zitto, altrimenti non mi sporco io le mani, ma ti mando alcuni miei amici albanesi che ti fanno stare zitto per sempre». La seconda: «Tu lo sai adesso cosa ti aspetta avendo parlato».
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