L'ANALISI
09 Aprile 2024 - 05:30
Galimberti e Malvezzi
CREMONA - La quantità di rifiuti indifferenziati «è drasticamente diminuita», il teleriscaldamento «va mantenuto con altre fonti» e nel 2029 «il termovalorizzatore va chiuso». Lo ha ribadito il sindaco Gianluca Galimberti rispondendo all’interrogazione di Maria Vittoria Ceraso (Viva Cremona) che chiedeva sostanzialmente cosa accadrà al teleriscaldamento e come verranno smaltiti i rifiuti dopo la chiusura dell’impianto, alla scadenza dell’attuale Autorizzazione, nel 2029.
Galimberti ha citato i dati del Catasto rifiuti di Ispra: nel 2010 i cremonesi avevano prodotto 42.238,668 tonnellate di rifiuti, di cui circa 21 di indifferenziato. Nel 2022 i rifiuti prodotti sono stati 32.624,260 tonnellate, di cui solo 7 di indifferenziato, un terzo. Con una percentuale di raccolta differenziata del 78,22%. Galimberti ha poi citato la comunicazione del 2017 della Commissione Ue al Parlamento europeo: «La quantità dei rifiuti non differenziati utilizzati come materia prima nei processi di termovalorizzazione dovrebbe diminuire a seguito degli obblighi di raccolta differenziata e dei più ambiziosi obiettivi di riciclaggio dell’Ue. Per questi motivi si invitano gli Stati membri a ridurre gradualmente il sostegno pubblico per il recupero di energia da rifiuti non differenziati».
E ha concluso: «Ecco perché noi insistiamo per la chiusura, in una logica di territorio, di Paese, di impatto ambientale ed economico. Sovra-incenerire può portate redditività, ma non è il giusto e obbligato percorso economico e ambientale di un sistema territorio e Paese secondo il criterio della gerarchia dei rifiuti». L’appello del sindaco è ad una valutazione del tema senza pregiudizi ideologici: «I termoutilizzatori — ha sottolineato — in Italia servono e il tema dei rifiuti non si risolve senza. Ma tenendo conto di un principio, quello della gerarchia dei rifiuti».
E «il termoutilizzatore con il tema dell’aria e delle emissioni non c’entra nulla». Quanto al teleriscaldamento, attualmente viene alimentato per il 50% da caldaie e centrale di cogenerazione a gas fossile, per il 15% dall’impianto a biomasse e per il 35% dall’inceneritore. Dal 2029 potrebbe essere alimentato per il 15% dalle biomasse, per il 40% dal recupero calore del depuratore (uno dei progetti di Cremona 20-30), per il 35% da caldaie e centrale di cogenerazione con garanzie di origine (compreso l’impianto di biometano). Il nuovo contratto per il teleriscaldamento, infatti,prevede che meno della metà dell’importo sia legato al gas fossile e più della metà alle rinnovabili di tutto il gruppo A2A. Poi, rivolto all’opposizione: «Questa è la nostra visione, vorremmo capire qual è la vostra. Cosa pensate del termovalorizzatore?».
La risposta del sindaco non ha soddisfatto la consigliera Ceraso. Duro il capogruppo di Forza Italia, Carlo Malvezzi: «Mi sarei aspettato che oggi il sindaco venisse in Consiglio a dirci: vi ho detto solo bugie, non solo non ho dismesso l’inceneritore come avevo promesso, ma l’ho anche venduto con una trattativa privata e un percorso pieno di ombre. Il piano industriale di A2A — ha aggiunto Malvezzi — non prevede lo spegnimento dell’impianto e l’ad Renato Mazzoncini lo ha detto chiaramente».
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