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SANITÀ: IL CASO

Infermieri dal Sud America, camici blu contro Bertolaso: «Così svaluta il nostro lavoro»

Opi Lombardia: «Il reclutamento oltreconfine non basta a risolvere la carenza cronica di professionisti». Il coordinamento chiede migliori condizioni lavorative e incentivi ai giovani per «evitare la fuga all’estero»

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

06 Aprile 2024 - 09:00

Infermieri dal Sud America, camici blu contro Bertolaso: «Così svaluta il nostro lavoro»

L'assessore Guido Bertolaso

CREMONA - La missione per il reclutamento di 500 infermieri in Argentina e Paraguay avviata dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso incassa la dure critiche del coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche della Lombardia. Che indirizza a Bertolaso un messaggio dai contenuti chiari e netti: il recruitment all’estero può tutt’al più offrire un sollievo alla cronica carenza di infermieri, ma di certo non basta a risolvere il problema alla radice. L’Opi — presieduta a livello provinciale da Enrico Marsella — mette nero su bianco la propria posizione con un doppio obiettivo: da un lato restituisce la misura precisa del deficit di ‘camici blu’ nel territorio regionale, dall’altro rivendica la necessità di un piano di valorizzazione dei professionisti che scongiuri il brain drain e assicuri condizioni si vita e di lavoro più soddisfacenti.


L’Opi parte dall’analisi numerica. «I dati Ocse del 2022 — sottolinea il coordinamento — determinano una carenza di personale infermieristico lombardo di circa 9mila unità, dato sicuramente aumentato nel 2023, tenuto conto di pensionamenti e abbandoni dal sistema sanitario pubblico e privato ed espatri (circa 4mila unità all’anno)». E poi: «L’infermieristica è una professione intellettuale, riconosciuta come una delle colonne portanti del sistema salute; le nostre università ogni anno formano infermieri (circa 2mila in Lombardia) con preparazione eccellente che sempre più spesso emigrano verso paesi esteri (la Svizzera, ad esempio) alla ricerca di condizioni lavorative, organizzative, welfare e stipendi migliori. Sono questi i fattori su cui bisogna puntare per incentivare i giovani ad iscriversi ai corsi di laurea in infermieristica e per cercare di trattenere i professionisti nella nostra regione».

Il presidente dell'Opi provinciale Enrico Marsella


L’Opi, quindi, si rivolge direttamente a Bertolaso: «Il reclutamento di professionisti dall’estero non è una novità per l’Italia (basti ricordare gli Anni ’80-’90) e non è l’unica soluzione per coprire la carenza di personale e soddisfare il crescente bisogno di salute dei nostri cittadini. Se non si punta sulla valorizzazione dei nostri professionisti, l’abbandono sarà inevitabile, le condizioni di lavoro non ottimali renderanno, nel tempo, poco appetibile il sistema anche per gli infermieri stranieri. La proposta di far rientrare i medici dall’estero è un tentativo da percorrere, ma è un errore pensare di risolvere la carenza di infermieri puntando solo sul reclutamento da altri Paesi. Questa affermazione svaluta i professionisti lombardi e incentiva l’allontanamento dalla nostra regione».

Gli infermieri non mancano di avanzare una proposta: «Perché non agire applicando, ad esempio, la formula del decreto legge 34 del 2019 ‘rientro dei cervelli’ che prevede agevolazioni fiscali, per i professionisti della sanità infermieri e medici?». Sulla strategia di Bertolaso, l’Opi esprime un pensiero eloquente: «L’iniziativa contiene un serio problema etico: si vanno a sottrarre risorse importanti per la salute proprio a quei Paesi che già hanno sistemi sanitari insufficienti e in difficoltà. Un sistema che non valorizza i propri professionisti non tutela neppure la salute dei propri propri cittadini». E c’è una riflessione aggiuntiva, formulata dal presidente di Opi Varese Aurelio Filippini: «L’inserimento di questi professionisti non è né automatico né immediato — ha spiegato a Varesenews —. Devono imparare la lingua italiana e hanno bisogno della presenza costante di un tutor, poiché lavorano in un sistema sanitario completamente diverso dal nostro».

L'ASSESSORE TIRA DRITTO: «OBIETTIVO: RIORGANIZZARE IL SISTEMA SANITARIO»

«Innanzitutto, tengo a ribadire che i nostri medici e i nostri infermieri hanno la massima priorità e lo abbiamo dimostrato con azioni concrete». Parte da questa considerazione l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, da qualche giorno a Buenos Aires per una missione in Argentina e Paraguay che ha l'obiettivo di avviare una cooperazione con questi Paesi e reclutare personale infermieristico. «Per primi, come Lombardia — aggiunge l’assessore — abbiamo disposto una serie di incentivi economici per chi lavora nei Pronto soccorso, per chi si occupa di emergenza-urgenza. Abbiamo aperto alle libere professioni delle varie specialità, tra cui Pediatria, Psichiatria, Ortopedia e quelle specializzazioni che più ci mancano nelle strutture ospedaliere, incrementando gli incentivi orari. L’obiettivo è rilanciare, riorganizzare il nostro servizio sanitario pubblico».

Bertolaso, illustrando il significato dell'iniziativa in Sud America, precisa: «Anche noi, così come altre nazioni europee, guardiamo altrove per riuscire a colmare quelle che sono le carenze di organico, soprattutto di infermieri, negli ospedali. Abbiamo scelto quest’area geografica perché qui, da tanti punti di vista, la popolazione è molto vicina a noi. In Argentina, ad esempio, l’ambasciatore mi ha riferito che vivono 1 milione e 800mila argentini che hanno anche passaporto italiano. Voglio realizzare un programma di cooperazione bilaterale, in modo che ognuno dei due Paesi possa trarre beneficio da questa nostra iniziativa. Formare quindi qui infermieri che possano essere utili al sistema sanitario argentino e fare in modo che poi alcuni di loro possano venire a lavorare in Italia».


L’assessore ha poi annunciato che a maggio, negli Stati Uniti, è in programma un’altra missione, con il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che ha l’obiettivo di far incontrare i medici italiani che lavorano in questo Paese. «Ci recheremo anche a Washington — ha aggiunto l’assessore regionale al Welfare — non solo perché lì ha sede il Dipartimento della Sanità, ma soprattutto perché è presente uno dei più importanti punti di riferimento della medicina moderna e della scienza futura. Qui, così come in tante altre strutture sparse per il mondo, lavorano, medici italiani, ricercatori, scienziati. Con il presidente Fontana abbiamo chiesto alla nostra ambasciata di riunire tutti questi per spiegare loro qual è il nostro progetto, quella che è la nostra visione della sanità pubblica in Lombardia e quelle che sono le nostre intenzioni, le nostre aspettative».

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