L'ANALISI
05 Aprile 2024 - 16:48
SORESINA - Raffica di custodie cautelari e arresti domiciliari al termine della maxi-inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Venezia in merito a una rete ben congegnata e costruita per truffare Stato ed Europa, intascandosi i fondi del Pnrr. Ai domiciliari anche un soresinese. Il valore del raggiro, attuato anche sfruttando le nuove tecnologie dell’Intelligenza Artificiale, è stimato dagli inquirenti intorno ai 600 milioni di euro.
È stata resa nota oggi l’emissione di 23 misure di custodia cautelare o di interdizione dalla professione per privati e aziende di tutta Italia. E, nel giro, c’è anche un professionista di Soresina. Nel mirino della presunta associazione di truffatori, ramificata da Nord a Sud, i Fondi per l’Innovazione del Piano di Ripresa e Resilienza. Il ‘modus operandi’ abbastanza chiaro: gli inquisiti presentavano bilanci fasulli e incassavano subito la metà della cifra massima consentita, fissata a 300 mila euro.
I crediti ottenuti da Roma e Strasburgo, però, non venivano poi effettivamente utilizzati allo scopo e iniziavano invece a fare ‘strani giri’, fra cessioni di crediti fiscali di azienda in azienda, soprattutto (per 530 milioni di euro) tramite Bonus Facciate e agevolazioni per la crescita economica delle imprese. L’aspetto forse più curioso scoperto dalle Fiamme Gialle riguarda l’utilizzo, piuttosto innovativo in questo settore ‘criminale’, delle nuove tecnologie. A partire da un sistema anti-intercettazioni (che, com’è ovvio dalla conclusione dell’indagine, ha funzionato solo fino a un certo punto) basato sull’utilizzo della connessione internet, e non del normale segnale mobile, per le conversazioni.
Così facendo, infatti, le conversazioni relative ai piani per truffare le istituzioni venivano ‘criptate’ ed erano molto più difficilmente trascrivibili. Non solo: i bilanci falsi, stando a quanto hanno appreso i finanzieri da una delle chiamate più interessanti, venivano realizzati sia graficamente che da un’IA. Non solo nel contenuto, ma anche nella forma: il computer era infatti in grado di simulare una finta scannerizzazione 3D, come se il documento (ovviamente falso e mai prodotto) fosse effettivamente passato da una stampante.
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