L'ANALISI
03 Aprile 2024 - 16:06
Katiuscia Sordi, morta a 41 anni. A fianco il Palazzo di Giustizia di Cremona
PIZZIGHETTONE - Accusato di omicidio stradale, ha patteggiato 2 anni e 6 mesi di reclusione l’automobilista, oggi 31 enne, che la notte del 3 agosto 2022 travolse e uccise Katiuscia Sordi, 41 anni, originaria di Soresina, in bicicletta. La patente gli è stata revocata. L’imputato, incensurato e senza precedenti, ha già risarcito la madre e i fratelli della vittima. La tragedia avvenne intorno alle 3 di notte lungo la strada provinciale 84 all’altezza di Regona. Il 29enne, alla guida di una Peugeot, era diretto verso Pizzighettone. Andava forte, a 90 chilometri all’ora, lì dove il limite di velocità è di 50 chilometri orari. E aveva bevuto: il test rivelò un valore di alcol pari a 1,90 g/l nel sangue.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’automobilista, arrivato in corrispondenza dell’intersezione con via Goldoni, mentre stava percorrendo «un tratto curvilineo verso sinistra a raggio molto ampio e pressoché pianeggiante», oltrepassò, con tutte e due le ruote di destra della vettura, il margine esterno della carreggiata. Da dietro, urtò la ruota posteriore della bicicletta con in sella la donna. In quel momento la 41enne era ferma, con un piede a terra, «all’estrema destra della propria corsia di percorrenza».
L’impatto fu così violento e con una forza tale da caricare sul cofano la ciclista, la quale finì sul parabrezza, sfondandolo, quindi sul tettuccio per poi essere rimbalzata e finire con la bicicletta nel fossato posto alla destra della carreggiata. La 41enne morì sul colpo a seguito delle gravissime lesioni riportate. Nulla poterono i soccorritori arrivati sull’ambulanza della Croce Rossa. L’indagine fu effettuata dai carabinieri. La vittima viveva da qualche tempo a Pizzighettone, mentre i familiari risiedono fra San Bassano e Casalbuttano. Solo due anni prima, Katiuscia aveva pianto la morte dell’indimenticato compagno. Si era rialzata più volte, affrontando le difficoltà e cercando di ritrovare serenità.
«Sia il pubblico ministero che il giudice hanno accolto l’istanza di patteggiamento, avallando le mie tesi difensive», ha commentato l’avvocato Alessandro Vezzoni, legale dell’automobilista. «La bicicletta era datata e non in corretto stato di manutenzione: mancava del tutto l’impianto di illuminazione, che non avrebbe comunque funzionato essendo la bicicletta ferma. Inoltre, la signora non indossava una pettorina catarifrangente». Ed ancora, «al momento della collisione, la bicicletta era ferma a una distanza rispettivamente di 27 e di 20 metri dai lampioni più vicini. Questo elemento, aggiunto al fatto che era notte fonda e che la bicicletta era senza luci e la conducente senza pettorina, ha di certo influito sulla scarsa visibilità del luogo. Anche perché non bisogna farsi ingannare dal fatto che dal filmato risulto una buona illuminazione: come fatto presente dall’ingegnere Manfredi, la telecamera che ha ripreso il sinistro fornisce automaticamente una compensazione della luminosità ambientale».
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