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Non vedente agli studenti bendati: «La vita al buio ‘sul campo’»

Il cremasco Davide Cantoni ha perso la vista a 13 anni il 1° gennaio del 2000. Per i ragazzi di seconda media un giorno speciale

Elisa Calamari

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22 Marzo 2024 - 05:20

Non vedente agli studenti bendati: «La vita al buio ‘sul campo’»

PIZZIGHETTONE - Si parla spesso di inclusione e superamento delle barriere legate alle disabilità, ma le prove ‘sul campo’ sono molto diverse dalla teoria. Lo sanno bene i ragazzi dell’istituto comprensivo pizzighettonese, in particolare gli alunni delle tre sezioni di seconda media che ieri sono stati impegnati in partite di calcio, camminate e ballo. Cosa c’è di strano? Che hanno fatto tutto questo restando bendati.


Per capire le ragioni di questa esperienza è necessario fare un passo indietro, ai giorni scorsi quando a scuola hanno incontrato per la prima volta Davide Cantoni. Il cremasco è cieco da quando aveva la stessa età degli studenti: un incidente causato dallo scoppio improvviso di un petardo gli ha tolto per sempre la possibilità di vedere colori, sfumature, paesaggi e volti. O meglio, lo ha costretto ad imparare a ‘vedere’ utilizzando gli altri sensi. Così ha tentato di spiegare come si fa ai ragazzi, rispondendo alle loro innumerevoli domande e infine mostrando come sviluppare tatto, udito, orientamento. Il progetto, che ha come cardini proprio i concetti di inclusione e diversità, si è concluso ieri con speciali lezioni di educazione fisica in palestra.

A coordinarle è stato il professor Stefano Berneri. Insieme a Davide ha invitato gli alunni ad indossare bende nere, poi li ha guidati in un percorso finalizzato a prendere dimestichezza con lo spazio circostante. Infine, è arrivato il momento del ballo e del gioco (una partita di calcio) sempre al buio. Quello che inizialmente sembrava una fatica insormontabile, anche per i ragazzi alla fine si è trasformato in una risorsa: hanno capito come sfruttare al meglio gli altri sensi, imparando anche a fidarsi dei compagni e delle indicazioni in arrivo dall’esterno. Le lezioni, infatti, hanno compreso anche attività basate sulla fiducia reciproca, con ragazzi bendati e altri no. E poi l’immancabile tentativo di riconoscere gli amici attraverso il tatto.


La conclusione è stata chiara. Nitida a dispetto del buio: quello che può essere letto come concreto limite, in realtà può anche essere trasformato in risorsa. E, soprattutto, limite non è. Davide infatti ha ritrovato la sua normalità e certo non si ferma: insieme all’Unione italiana ciechi ed ipovedenti ha progettato anche una scuola di ballo. I ragazzi pizzighettonesi, invece, grazie a lui hanno abbattuto barriere e pregiudizi.

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