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L'INDAGINE

L’ombra della banda dei Tir dietro il commando di Spino

Due dei tre pugliesi ora in cella già finiti nei guai per assalti a camion. Fucile e attrezzature il kit del mestiere

Cristiano Mariani

Email:

cmariani@laprovinciacr.it

11 Marzo 2024 - 05:25

L’ombra della banda dei Tir dietro il commando di Spino

CREMA - L’ombra della banda dei Tir si allunga sul Cremasco. E lo fa di pari passo con il dipanarsi delle indagini che, ormai da mercoledì, fanno passare notti intere in caserma ai carabinieri del comando provinciale. Occhi puntati sui tabulati telefonici e tanto caffè, da quando hanno stretto le manette ai polsi dei tre foggiani, fra i 45 e i 55 anni, che avevano varcato il confine dell’Adda a bordo di fuoristrada rubato. E fin qui non ci sarebbe stato nulla di straordinario, se non si fossero portati appresso un fucile a canne mozze, con tanto di colpo in canna. Forzato un posto di blocco alle porte di Spino, nel tentativo di fuga, che ne è seguito, hanno fornito ampia conferma di essere tutt’altro che degli sprovveduti.

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Da subito, poi, ciò che si portavano appresso — dal classico passamontagna, sino agli ultratecnologici disturbatori di frequenze radio — hanno fatto escludere, così come il tipo di vettura scelta, l’ipotesi che il comando fosse in procinto di rapinare una banca. Inadatta l’arma, ingombrante e che mai sarebbe passata attraverso i metal detector di una qualsivoglia agenzia. Non di certo da professionisti, nel caso, pure la scelta del mezzo per la fuga, tutt’altro che tra i più veloci, nè tantomeno comune e quindi facilmente mimetizzabile nel traffico. E le medesime considerazioni hanno fanno archiviare, leggasi escludere, anche l’ipotesi che avessero nel mirino una gioielleria. Restava l’eventualità dell’assalto in villa. Ma se fosse stato quello l’obiettivo, perché mai correre il rischio di muoversi in pieno giorno, anzi di mattina, seppur sfruttando una targa modificata, così da eludere i varchi elettronici disseminati sulle strade. Quando il momento propizio per fare irruzione sarebbe la serata?

A far propendere definitivamente i carabinieri per una possibile ‘batteria’, pronta ad assaltare un camion e farne sparire il prezioso carico, è bastata poi un’interrogazione al terminale della banca dati ministeriale. Servita a scoprire che, due dei tre arrestati (un quarto compagno di viaggio è riuscito a sparire in aperta campagna) avessero già avuto guai per episodi di questo tipo. Va da sè, come il Cremasco sia adatto alla scopo, trovandosi in posizione baricentrica, rispetto agli itinerari dei ‘bisonti della strada’ diretti, o provenienti, dalle maggiori realtà industriali lombarde. E come un fucile simile al loro, in realtà rubato a febbraio del Savonese, sia del tutto inadatto a spaventare l’autista di un furgone portavalori, protetto da vetri antiproiettile perforabili solo da ben altre armi e munizioni. Mentre, per dimensioni, sia l’ideale per terrorizzare un camionista, magari sparando in aria un colpo, il cui boato viene amplificato dalla canna mozzata.

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I jammer, gli strumenti elettronici scovati nell’auto, sono inoltre perfettamente compatibili con la necessità, una volta impadronitisi di un Tit dopo aver legato e abbandonato il conducente, di mandare in tilt il localizzatore satellitare. Ossia il Gps installato ormai sulla pressoché totalità degli autotreni. E mentre i pugliesi restano in cella, a Ca’ del Ferro in attesa dell’udienza fissata per l’8 maggio, i carabinieri si concentrano sull’unico telefono cellulare scovato nelle tasche, nel tentativo di risalire a chi sia stato contattato in quelle ore. E, perché no, cercando pure di dare un nome al quarto uomo e non solo. Senza sorprendersi troppo dei cinquemila euro in contanti sequestrati: di fatto un paracadute, per potersi nascondere senza badare a spese, qualora il colpo fosse sfumato e avessero avuto pure le pattuglie alle calcagna. Una precauzione del tutto inutile, per tre quarti del commando arrivato da Foggia.

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