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SCANDOLARA RAVARA

Le sartorie africane targate Newtabor

Procedono i progetti di cooperazione internazionale con la Repubblica Democratica del Congo

Davide Luigi Bazzani

Email:

davideluigibazzani@gmail.com

16 Febbraio 2024 - 16:30

Le sartorie africane targate Newtabor

SCANDOLARA RAVARA - E’ un periodo di grandi attività internazionali e anche soddisfazioni per l’associazione di cooperazione internazionale Newtabor, soprattutto in terra africana. A fare il punto è il presidente, don Paolo Tonghini: «Ora sono in cantiere altre due sartorie, una nella parrocchia di Mbobero e l’altra nella parrocchia di Saint Andrè a Mumosho. Nella realizzazione della sartoria di Mbobero abbiamo la collaborazione della Congregazione dei Barnabiti, che reggono ormai da tanti anni la parrocchia».

Don Paolo ricorda la missione umanitaria dello scorso gennaio, con l’inaugurazione della prima sartoria a Kalehe in Arcidiocesi di Bukavu (RdCongo – Sud Kivu), che accoglie ragazze che hanno subito violenze, abusi sessuali o stupri. E ricorsa anche il posizionamento della panchina rossa nella parrocchia di Kalehe, «come segno del nostro impegno contro la violenza sulle donne, grazie anche alla collaborazione dell’associazione “Stato Generale delle Donne” e Service delle New Voices del Lions International, su suggerimento dell’Ambasciata della Repubblica Democratica del Congo presso la Santa Sede in Vaticano che non solo ha appoggiato il nostro progetto ma lo ha anche promosso». A Newtabor è giunta la richiesta di moltiplicare tale opera in altri territori dell’Arcidiocesi «e per questo motivo ora sono in cantiere altre due sartorie».

Nel marzo dello scorso anno è sorta anche l’Associazione delle Donne di Kalehe “Association des Filles Meres du territoire de Kalehe” che gestiscono la sartoria e la direzione è affidata a Buhuro Kalusi Charlotte. «Noi abbiamo fatto e firmato la convenzione tra Newtabor e questa associazione. Ora faremo e firmeremo la convenzione tra Newtabor e la parrocchia di Kalehe, che dona in comodato d’uso gratuito il terreno sul quale il Newtabor si impegna a costruire una sala per la sartoria in modo di non occupare tutti gli spazi della parrocchia».

Dal 13 marzo al 20 marzo andrà in Congo una Delegazione del Newtabor, col mandato di don Tonghini, che per motivi di salute è impossibilitato a compiere questo viaggio e la delegazione è composta da Christian Manfredi, Dario Cavallari e Sergio Pedersoli. «I motivi della missione umanitaria sono – dice don Tonghini -: fare il punto della situazione della prima sartoria di Kalehe e fare il sopralluogo per la seconda – di cui abbiamo già raccolto fondi per acquistare il materiale e le attrezzature necessarie - e la terza sartoria. Inoltre visitare le nostre missioni e i progetti avviati e fare il punto della situazione anche dei progetti in essere come il Centro Nutrizionale di accoglienza di Kalehe dove sono accolti quotidianamente circa un centinaio di bambini orfani e le adozioni dei ragazzi cha da anni accompagniamo nella loro crescita e formazione. Tra gli obiettivi, oltre a riconsegnare un ruolo sociale e una prospettiva di vita alle donne emarginate, stiamo promuovendo l’inserimento lavorativo delle persone disabili e vittime delle disuguaglianze sociali. Per garantire e favorire la continuità progettuale e il dialogo sociale, stiamo applicando il modello di sussidiarietà che vede l’interazione e la condivisione del progetto tra le Istituzioni, il mondo dell’associazionismo e l’attività d’impresa sociale».

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«Facciamo presente che l’attività di servizio è di forte attualità e sta anticipando le prospettive delle nostre istituzioni che stanno cercando una relazione sostenibile e reciproca verso le popolazioni africane. Per valorizzare il progetto, tenendo conto del nostro costante impegno e presenza stiamo cercando una società che desidera favorire il “business” sociale e sostenibile per la realizzazione e la piccola produzione nelle sartorie di articoli destinati al mercato occidentale. L’obiettivo è quello di istruire la popolazione africana a realizzare prodotti d’interesse per l’acquirente occidentale carico di valore culturale e che riesca a generare un modello artistico comunicativo innovativo e nuovo. Desideriamo attraverso l’arte della moda esportare il nostro modello di Made in Italy sociale e di poter contribuire allo sviluppo dell’Africa con atteggiamenti etici e che si ispirano alla economia di Francesco. Per quanto riguarda l’aspetto formativo delle donne e dell’imprenditoria femminile, soprattutto di chi ha il compito di coordinare queste sartorie, abbiamo la collaborazione della Fondazione E4IMPACT dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, esperta in formazione manageriale d’impresa, l’associazione Stato Generale delle Donne, esperta nello sviluppo d’impresa femminile - Made in Italy, il movimento interno al Newtabor “Hope in Progress”, esperto di stile ed etica di Impresa e la Cei – Ufficio nazionale per i problemi sociali ed il lavoro, guidato dal nostro sacerdote diocesano don Bruno Bignami, oltre alla collaborazione dei Lions International, soprattutto del Distretto ITALY 108 Ib2. Altri due obiettivi del Progetto “La Sartoria start up di speranza e di sviluppo” sono: sinergia e sperimentazione formativa tra il mondo accademico e quello professionale, richiamo del mondo dell’impresa alla responsabilità sociale e al valore dei comportamenti etici di fare impresa».

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«In merito a questo ultimo obiettivo saranno introdotte pertanto imprese che desiderano offrire la loro testimonianza, il Know-how e la co-progettazione del modello “Made in Italy Sociale” che rappresenterà il nuovo modello di agire verso i paesi che hanno bisogno di aiuti umanitari e sostegno sociale. In tutto questo insieme di attività, di relazioni, di dinamismo, di passione, di azioni concrete che esprimono l’opzione preferenziale per i poveri e le “nuove schiavitù” del mondo di oggi, un grande ringraziamento va ai tanti benefattori e sponsor che continuamente ci aiutano, ma soprattutto tanti volontari e tanti amici che permettono queste attività e uno speciale ringraziamento va a monsignor Jean Marie Mate Musivi Mupendawatu, già segretario del Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari e poi del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, ed ora canonico vaticano ed esperto internazionale di Bioetica e di pastorale della Salute, che dal 2012 è il “supervisore” dei nostri progetti e ci permette legami profondi e costanti con la Santa Sede e i suoi Dicasteri. “Esistono molti modi di fare il bene, il migliore è dimostrarlo”: questo è il nostro motto che ben spiega tutto il nostro impegno missionario, umanitario e sociale ben concreto e pragmatico a servizio dei più poveri».

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