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Abuso di alcolici, cinque malori: cresce l’allarme tra i giovani

Gli episodi nel fine settimana. Il medico e presidente del consiglio comunale Galmozzi: «È un fenomeno in crescita»

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

30 Gennaio 2024 - 05:15

Abuso di alcolici, cinque malori: cresce l’allarme tra i giovani

CREMA - L’abuso di alcolici che si trasforma in dipendenza. Una piaga che non accenna a guarire nel Cremasco. Numeri sempre in aumento e situazioni di assoluta emergenza, come quelle dell’ultimo fine settimana, quando cinque persone, nell’arco di una manciata d’ore, per la maggioranza maschi attorno ai trent’anni, ma anche una ragazza, sono stati soccorsi dal personale sanitario del 118, per essere trasportati al Pronto soccorso di Crema o di Lodi. E la causa era l’intossicazione etilica. L’ennesimo campanello d’allarme.

Nel corso del 2023, coloro che si sono rivolti al Servizio delle dipendenze dell’Azienda socio sanitaria territoriale sono aumentati di quasi il 7%. La crescita è stata da 142 a 152 pazienti, rispetto al 2022. Li segue lo staff diretto da Antonio Prete, responsabile della struttura deputata alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione delle dipendenze. Specialisti e infermieri si occupano anche di tossicodipendenti e ludopatici.

Il trattamento dei pazienti con alcolismo si sviluppa con una presa in carico individualizzata «non focalizzata solo sul singolo ma, dove possibile, anche coinvolgendo familiari — ha avuto modo di spiegare di recente lo stesso Prete — per questo, promuoviamo uno sguardo a tutto tondo sui bisogni, in modo da garantire una presa in carico globale della persona, anche potendo contare sulla collaborazione di altri servizi interni all’Asst quali, ad esempio, l’unità operativa di riabilitazione delle dipendenze dell’ospedale Santa Marta di Rivolta, i consultori, le comunità terapeutiche e le associazioni del territorio».

A Rivolta vengono ricoverati, per un periodo, i casi più gravi. E c’è poi un percorso di riabilitazione in strutture protetti (appartamenti) con il sostegno di educatori. Al Serd trovano — come detto — risposta le principali dipendenze: un servizio dalla forte vocazione territoriale, che garantisce prossimità anche per il trattamento di patologie complesse: non solo dunque l’assistenza sanitaria, ma anche il sostegno psicologico, sociale ed educativo.

Attilio Galmozzi, medico di professione, con un passato recente al Pronto soccorso del Maggiore, con cui continua a collaborare con turni serali e notturni, ma anche presidente del consiglio comunale cittadino, così analizza il problema dell’alcolismo nel territorio: «Non c’è ombra di dubbio che il tema delle dipendenze, sia dall’alcool sia dagli stupefacenti o dal gioco d’azzardo, sia un problema dal punto di vista sanitario da attenzionare. Fondamentale il lavoro nelle scuole: oltre alla parte di prevenzione, mi riferisco alla formazione dei docenti, perché sappiano cogliere segnali di abusi in generale. Oggi, rispetto a non molto tempo fa — aggiunge — ci sono degli strumenti in più per chi decida di farsi aiutare. Certo non è facile riuscire a entrare nella testa delle persone per far capire loro che hanno un problema».

Non è solo il Serd di via Medaglie d’oro, comunque, ad occuparsi dei pazienti con una dipendenza dall’alcool, ma anche dagli stupefacenti o dal gioco d’azzardo. L’Asst — come accennato — mette in campo anche l’unità operativa di dell’ospedale Santa Marta, recentemente visitata dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, che l’ha definita «un modello da replicare in altre realtà e a vantaggio di persone con diverse fragilità».

Il responsabile del dipartimento di riabilitazione è Giuseppe La Piana, mentre il collega Paolo Marzorati segue i pazienti in cura per alcolismo, gioco d’azzardo o utilizzo di stupefacenti. Il percorso terapeutico che viene proposto comprende sia la parte clinica, sia la componente sociale.

Anche a Rivolta si lavora per una presa in carico delle dipendenze nella loro globalità, una delle problematiche sociali più attuali soprattutto nella popolazione giovane. Attraverso vari percorsi, vengono aiutate le persone a comprendere che si può vivere senza sostanze. Gioca un ruolo centrale la relazione e il lavoro in gruppo che ha sempre una finalità terapeutica. La riabilitazione viene quindi concepita come l’occasione per ricostruire una dimensione interna, accettando le proprie fragilità.

Accanto alle prestazioni ambulatoriali, in alcuni casi è previsto il ricovero in reparto, di norma della durata di 30 giorni. Durante questo periodo medici, personale sanitario ed educatori costruiscono le basi relazionali per valutare, insieme ai degenti, il percorso più adeguato. Le situazioni più gravi vengono poi gestite da comunità terapeutiche, mentre le persone più motivate e appartenenti alla fascia più giovane sono accolte negli appartamenti protetti, che si trovano in paese.

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