Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMA. IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Un inverno dal cuore torrido: termometro a picchi record

Dal 1° dicembre temperatura media sopra i 5°C per il secondo anno consecutivo: mai così nel terzo millennio

Riccardo Maruti

Email:

rmaruti@laprovinciacr.it

23 Gennaio 2024 - 08:36

Un inverno dal cuore torrido: termometro a picchi record

CREMA -  È un inverno tropicale. Con buona pace delle colonnine di mercurio che, negli ultimi giorni, sono più volte precipitate sotto lo zero. Perché la sequenza storica delle temperature medie, registrate a Crema dalle stazioni di rilevamento dell’Arpa, certifica che il cuore gelido della stagione invernale non è (quasi) mai stato così caldo: fra il 1° dicembre e il 20 gennaio, infatti, la media è stata superiore ai 5 °C. Dal 2003 ad oggi era accaduto soltanto altre due volte, nella medesima finestra temporale: lo scorso anno, quando si erano sfiorati addirittura i 6 °C, e in precedenza a cavallo tra il 2006 e il 2007, quando i meteorologi erano stati costretti a classificare l’inverno come «il più mite dal 1920». Salvo inevitabili aggiornamenti futuri, s’intende. Mettendo in fila i dati, al netto delle oscillazioni fisiologiche, l’escalation delle temperature risulta evidentissima. Tanto più che, nel terzo millennio, in città non si era mai superata la media dei 5 °C per due anni consecutivi.

clima


Il periodo preso in considerazione — 51 giorni in tutto, quelli che spianano la strada al periodo della Merla, il più freddo dell’anno, secondo la tradizione — sembra sufficiente a fotografare le conseguenze del cambiamento climatico, che ha retrocesso il ‘generale inverno’ al rango di ‘colonnello inverno’, in un baratto fra gradi militari e gradi climatici. ‘Freddure’ a parte, la progressione della condizione termica suscita brividi di ben altro genere. Perché il climate change non risparmia nessun angolo del mondo, con effetti ben noti a tutti: non solo temperature più elevate, ma anche aumento della siccità e tempeste più violente. Crema e il Cremasco ne sono, purtroppo, attendibilissimi testimoni oculari.

La prima parte dell’inverno 2023-24, in città, ha riservato picchi di temperatura letteralmente primaverili, con il massimo valore medio orario di 18,6 °C raggiunto l’antivigilia di Natale. Un record allarmante.

Se l’analisi del grado di calore negli ultimi inverni è utile — anche nella micro dimensione territoriale — a restituire nell’immediato la misura delle ripercussioni del riscaldamento globale, per definire gli impatti del climate change nel prossimo futuro occorre affidarsi a studi di lungo periodo. Come quelli divulgati dal Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite, sul cui sito web si legge: «Il cambiamento climatico costituisce la più grande minaccia per la salute dell’umanità. Gli impatti del clima sono già evidenti: inquinamento dell’aria, malattie, eventi meteorologici estremi, migrazioni forzate e problemi di salute mentale, nonché aumento della fame e della cattiva alimentazione in luoghi dove le persone non possono coltivare o trovare cibo a sufficienza. Ogni anno, i fattori ambientali causano la morte di circa 13 milioni di persone».

Non un semplice campanello d’allarme, ma l’altoparlante del grave tic-tac del Doomsday Clock.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400