L'ANALISI
18 Gennaio 2024 - 17:56
SONCINO - La mail inviata dai manager dell’Ansaldo con carta intestata del colosso industriale di Genova. La richiesta di fornitura di travi in ferro per oltre 150mila euro. La merce ritirata dal Tir della ‘Autotrasporti Pucci Piero’ di Capannori (Livorno). Sembrava tutto vero. Invece, era una truffa messa a segno nel 2016 ai danni della ‘Vanoli Ferro’. Ma il 'colpo grosso' resta impunita, perché Leonardo Abagnale, 60 anni, residente a Sant’Antonio Abate, piccolo borgo dell’entroterra campano, e il calabrese Pasquale Coniglio, 52 anni, di Mileto (Vibo Valentia), accusati anche di sostituzione di persona, sono stati assolti. Non sono stati riconosciuti come i camionisti che nell’estate del 2016 si presentarono con il Tir a ritirare la merce nei magazzini di Soncino.
Per l’accusa, invece, sarebbero stati i due ad architettare il piano ‘scippando’ gli account di Giovanni Bocchetti e Fabio Labruna, l’uno dirigente, l’altro amministratore della Ansaldo. Il pm aveva chiesto per gli imputati la condanna a 1 anno e 6 mesi. La denuncia. Il 15 settembre del 2016, l’amministratore delegato Anna Vanoli si presenta alla Polizia postale di Cremona. Racconta che a luglio la società era stata contattata via mail dall’account giovanni.bocchetti@sts-ansaldo.com. Spiega che Bocchetti si era qualificato come dirigente dell’Ansaldo e che i contatti con il manager erano avvenuti anche al telefono.
Due numeri: uno fisso (010...), l’altro di un cellulare (327...). Lei stessa, in un paio di occasioni ha chiamato. «Rispondeva una voce maschile con accento del centro Italia». Conclusa la parte contrattuale, si era concordato di ritirare le travi in ferro presso il magazzino di Soncino dal 25 al 29 luglio, l’1 e il 2 agosto, ad orari diversi. In quei giorni davanti al magazzino della Vanoli arriva un Tir con l’ordine di ritiro da parte del committente. Il trasportatore timbra la ricevuta della merce. Sul timbro c’è scritto ‘Autrotasporti Pucci Pietro’. Il camion riparte per «Cantiere terzo Val Giovi Sp 151 Tortona», destinazione indicata sul documento di trasporto.
Il primo pagamento è in scadenza il 10 settembre. Tra il 2 e il 7 agosto non accade nulla. La Vanoli chiude solo per la settimana di Ferragosto. Il 7 settembre arriva una seconda mail, inviata sempre dal manager Bocchetti con l’ordine di una seconda fornitura per un importo simile alla precedente. La richiesta è «urgente»: va evasa entro il 12 settembre. «Si tenga presente - spiega Anna Vanoli ai poliziotti - che la prima fattura scadeva il 10 settembre, ma per tempi tecnici fino al 13 settembre non avremmo avuto l’esito».
Mette fretta, il dirigente dell’Ansaldo. A Soncino si prepara la merce: sarebbe stata ritirata presso la Feralpi di Lonato dalla ditta ‘Zenti Giuliano Autotrasporti’ di Torbole Casaglia e trasportata nel cantiere di Montecchio Maggiore (Vicenza). Ma la fretta fa storcere il naso alla società Vanoli dove si prende tempo. «Abbiamo chiesto di essere contattati telefonicamente dal loro ufficio amministrativo, ricevendo conferma che saremmo stati richiamati». Poi, il silenzio. «Da quel momento non ho più ricevuto contatti e notizie da Giovanni Bocchetti». Il 14 settembre la banca informa la Vanoli che la ricevuta bancaria relativa alla prima fornitura «è risultata insoluta». Il numero del telefonino è staccato. Si chiama l’Ansaldo e si scopre la truffa.
Giovannni Bocchetti era davvero un manager dell’Ansaldo, a cui i truffatori hanno ‘scippato’ l’account. E anche la ‘Autotrasporti Pucci’ non era nome di fantasia. Solo che, appureranno gli investigatori, il titolare Piero Pucci aveva cessato l’attività il 30 maggio di quello stesso anno, il 2016, e venduto la licenza di autotrasportatore a un tale di Vibo Valenzia. Nelle carte dell’indagine è annotato che lo stesso Pucci «aveva spiegato che da quando aveva ceduto l’attività, aveva cominciato a ricevere telefonate da parte di varie ditte che chiedevano informazioni su carichi di merce a lui affidati». Da qui, «la consapevolezza che ignoti, utilizzando il proprio nome e quello della sua ex società, stavano ponendo in essere delle truffe sull’intero territorio nazionale». Al fine di tutelarsi, Pucci aveva presentato querela ai carabinieri di Capannori.
Nell’indagine, si era risaliti ad Abagnale, Coniglio e a un terzo coimputato: Alin Andrei, romeno con residenza a Brescia. Irreperibile, la sua posizione è stata stralciata. Assolti, il campano e il calabrese. «Abagnale non è stato riconosciuto da un teste del pm. Inoltre, io avevo prodotto il documento del suo datore di lavoro: il mio assistito in quel periodo si trovava a Caserta per lavoro. Non poteva essere a Soncino», ha spiegato l’avvocato Santo Maugeri. Anche Coniglio non è stato riconosciuto. Tra 90 giorni la motivazione della sentenza.
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