L'ANALISI
15 Gennaio 2024 - 05:30
CREMONA - L’incidenza delle sindromi influenzali è passata da 18 a 16 ogni mille abitanti, significa che nella nostra provincia ci sarebbero ancora circa cinquemila persone alle prese con febbre, tosse e raffreddore. Il picco, attesta l’ultimo report Influnews di Regione Lombardia, sarebbe dunque passato. Sebbene le rigide temperature degli ultimi giorni lascino pensare che è sicuramente presto per parlare di scampato pericolo, a confermare che il peggio è al momento archiviato sono i numeri più bassi degli accessi in ospedale. Che fino a tre-quattro giorni fa era però caratterizzato dal cosiddetto ‘indice nero’.
A spiegare cosa significa è Francesca Co’, direttrice del Pronto soccorso del Maggiore: «Lavorare con ‘indice nero’ significa gestire condizioni di forte sovraffollamento, con spazi limitati e tanti pazienti in attesa di ricovero o in condizioni di alta complessità. L’affollamento rallenta le tempistiche operative e di presa in carico, con ripercussioni sull’attività».
Per avere un’idea più precisa del problema, bastano i numeri: in 21 giorni gli accessi al Pronto soccorso cittadino sono stati 3.365 e, al netto dell’ultimo weekend quando la situazione è appunto nettamente migliorata, si tratta di più di 160 al giorno. Con una media di ricoveri del 15,6%: poco meno di uno su sei.
I dati naturalmente non riguardano solo sindromi influenzali, ma di certo una buona parte di questi accessi è stata da ricondurre a sintomi respiratori, Covid, influenze, specialmente in persone anziane e fragili. Secondo la Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu) a livello nazionale l’aumento di accessi negli ospedali sarebbe del 30%.
Nonostante la pressione, come sottolinea anche una testimonianza inviata al nostro quotidiano, l’assistenza e professionalità del personale sanitario è sempre stata garantita: «Ho visto un gran via vai di barelle — ha scritto una cremonese —, ma grande attenzione verso i presenti».
E a parlare proprio dell’organizzazione del Dipartimento emergenza urgenza dell’Asst di Cremona è il primario Enrico Storti, il quale conferma un ‘carico’ nettamente superiore dalla seconda metà di dicembre proprio a causa delle influenze. Situazione in miglioramento, ma non esclude nuove ondate: «La pressione si sta attenuando — dice Storti — e anche i dati dei bollettini confermano che la curva epidemica sta scendendo, tuttavia ci aspettiamo ingressi superiori alla norma ancora per tutto il mese di gennaio. Il nostro Pronto soccorso opera su tre linee, la prima è quella ad alta intensità e riguarda i malati in condizioni gravi o in evoluzione, funziona con un medico h24, due infermieri e un oss; può contare su sei posti letto. C’è poi la linea media intensità con altri sei posti letto e quella bassa intensità per codici verdi e bianchi, pazienti che solitamente vanno a casa. L’area triage è composta da infermieri che sostanzialmente determinano gli ingressi e dove mandare i pazienti, poi c’è l’Osservazione breve intensiva che a Cremona è stata recentemente ristrutturata e conta su otto postazioni monitorizzate».
A questa organizzazione che riguarda gli adulti, si aggiunge naturalmente il Pronto soccorso pediatrico. Il Dipartimento comprende anche sala emergenza, Medicina d’urgenza, Terapia intensiva e rianimazione. Mediamente Storti parla di 55mila accessi al Pronto soccorso in un anno: 150 al giorno in media, ma in realtà ad alzarla sono i periodi di maggiore affollamento come appunto quello di fine dicembre e inizio gennaio.
Per capire la situazione in tempo reale, inoltre, a disposizione dei cittadini c’è la App ‘Salutile’, che consente di capire quante persone sono in attesa e quante già in cura. Ieri a metà pomeriggio, ad esempio, risultavano in attesa quattro codici verdi e un bianco; già presi in carico quattro codici gialli e 18 codici verdi.
di Stefano Sagrestano
La situazione di stress dovuta al gran numero di accessi giornalieri del periodo natalizio, sembra essersi risolta anche a Crema. Il Pronto soccorso dell’ospedale Maggiore è tornato su numeri più abituali e dunque meglio gestibili dal personale medico, infermieristico e ausiliario. Con il picco dell’influenza stagionale che pare alle spalle, nell’area di emergenza urgenza del nosocomio cittadino si torna a respirare. Anche i contagi da Covid, pur presenti, sono sotto controllo, così come i ricoveri.
«Nella notte appena passata (sabato, ndr) – ha chiarito ieri il primario Giovanni Viganò – non si è registrata alcuna situazione di sovraffollamento nel nostro Pronto soccorso, in particolare con riguardo agli accessi dovuti all’influenza o ai casi di Covid». Nel complesso nella giornata di sabato sono stati registrati 130 accessi: «Con attese nella norma» ha precisato il dirigente medico. La media invernale si aggira intorno ai 160-170. «Erano disponibili posti letto – ha proseguito Viganò – preparati per gestire un eventuale picco di accessi nel fine settimana, che comunque non si è registrato. Non si è reso necessario dirottare alcun paziente presso altre strutture ospedaliere».
La situazione del Pronto soccorso, in particolare la necessità di aumentare il personale e di studiare, insieme al territorio, formule che rendano più attrattivo lavorare all’ospedale Maggiore per medici e infermieri, è uno degli obiettivi prioritari del direttore generale di fresca nomina, il 42enne Alessandro Cominelli. Non per nulla il manager che vive a Cumignano sul Naviglio, a 12 chilometri dall’ospedale, a Capodanno aveva voluto toccare con mano la situazione dell’area di emergenza urgenza. Non solo una visita di cortesia per gli auguri a medici e infermieri, ma la volontà di capire tra la mezzanotte del 31 e le 2 del primo, l’andamento degli accessi.
«Il personale che lavora in Pronto soccorso dà il massimo. Mi sto interessando delle attese come del fatto che manchi il personale. Studieremo espedienti per accorciare i tempi», ha sottolineato Cominelli un paio di giorni dopo, in occasione del suo primo incontro ufficiale con la stampa cremasca. Il tutto in attesa della giornata di domani, in cui Cominelli presenterà gli altri tre componenti della direzione, da lui nominati la scorsa settimana.
Dopo il pensionamento di Roberto Sfogliarini, il nuovo direttore sanitario è Alessandro Malingher, che arriva da Mantova: ha 53 anni e dal 2022 aveva ricoperto un analogo incarico all’Asst della città virgiliana. Prima aveva operato nel dipartimento di programmazione, accreditamento, acquisto e controllo delle prestazioni sanitarie e sociosanitarie di Ats Val Padana. Carolina Maffezzoni è la direttrice sociosanitaria: 63enne psicologa, è specializzata in psicoterapia clinica ad indirizzo sistemico relazionale. Dopo diversi anni dedicati all’attività clinica svolta sempre nei servizi pubblici, si è occupata di accreditamento, vigilanza e controllo delle unità d’offerta socio sanitarie. Dal 2016 al 2019 è stata responsabile dell’Innovazione nella gestione sociosanitaria della direzione generale Welfare della Regione. Infine Giuseppe Ferrari, nuovo responsabile del comparto amministrativo. Classe 1962, anch’egli proviene dall’Asst di Mantova, dove dal 2019 ha ricoperto lo stesso incarico. Laureato in Economia a Brescia ha fatto il suo ingresso in Sanità nel 1991.
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