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L’algoritmo censore oscura la pagina anti insulti

Il caso sollevato da Mario Cottarelli: ‘Parliamo di parolacce senza dire parolacce’ bloccato da Facebook

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

12 Gennaio 2024 - 09:43

L’algoritmo censore oscura la pagina anti insulti

CREMONA - Verrebbe da chiamarla ‘idiozia artificiale’. Arriva da Cremona l’ennesimo esempio del fiasco (o perlomeno sospetto tale) dell’algoritmo di Meta, l’azienda che controlla i social network Facebook e Instagram. Ha del grottesco il caso segnalato dallo scrittore e musicista cremonese Mario Cottarelli (fratello dell’economista ed ex senatore Carlo). Perché la battaglia di mister Zuckerberg contro il linguaggio violento e offensivo sulle piattaforme sociali ha fallito clamorosamente bersaglio finendo per colpire la pagina intitolata ‘Parliamo di parolacce senza dire parolacce’: «sospensione per 30 giorni», è la sentenza del meta-tribunale. Fuoco amico, in buona sostanza: l’ultimo effetto della svolta ipercorrettista intrapresa da qualche tempo dal colosso di Menlo Park.

Cottarelli ha aperto la pagina Facebook per approfondire i contenuti trattati nell’omonimo libro pubblicato nel 2018. «Perché diciamo le parolacce? Vizio, abitudine, sfogo, compensazione? — si legge nelle note di presentazione del volume —. Spesso non ci facciamo più caso, sia nel dirle che nell’ascoltarle. Invece esistono ragioni profonde che possono condizionare il nostro eloquio, spingendoci a dire in modo aggressivo, triviale ciò che potremmo benissimo esprimere attraverso un lessico privo di tali cadute».

cottarelli

Mario Cottarelli

Cottarelli si immerge nelle acque in cui sguazza il turpiloquio e offre soluzioni per moderare il linguaggio. Eppure, la mannaia dell’algoritmo censore si è abbattuta proprio su quello spazio virtuale nato per offrire un contributo all’urbanità del dialogo e alla correttezza del confronto. Un contenitore dedicato al lessico etico, insomma. «Secondo il Meta community support group — denuncia Cottarelli — avrei violato gli standard della community. Paradossale! La mia è una pagina che si propone di opporsi al dilagare del turpiloquio, che io considero una forma di inquinamento come tutte le altre e, perciò, dannoso».

Sono in tanti a ritrovarsi nella situazione di Cottarelli, sbalorditi e incapaci di giustificare i provvedimenti della suprema corte digitale. «Evidentemente l’algoritmo che utilizzano per stabilire cosa sia e cosa non sia consono agli standard della community è del tutto inadeguato. Si potrà dire ‘inadeguato’ è contro i loro standard?», aggiunge Cottarelli con tono amaramente scherzoso.

Se non si può escludere con certezza che la sospensione della pagina ‘Parliamo di parolacce senza dire parolacce’ sia l’esito di un semplice bug — vale a dire un cortocircuito di tipo puramente tecnico — sono però consistenti e sempre più diffusi i dubbi sull’effettivo acume dell’intelligenza artificiale sviluppata da Meta e sguinzagliata tra le bacheche degli utenti di tutto il mondo. Certo, Cottarelli ha la possibilità di fare reclamo. La sfida è... scrivere di parolacce senza usare le parolacce.

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