L'ANALISI
04 Gennaio 2024 - 17:02
Simone Bianchessi
SERGNANO - All’anagrafe Simone Bianchessi, 46 anni, casa a Sergnano, un lavoro come impiegato in una ditta di trasporti a Bagnolo Cremasco. Segni particolari: da una decina d’anni, un caso di omonimia ha cambiato, in peggio, la sua vita. Tutta colpa di una tale Simone Bianchessi, donna, però, sulla quale pende un mandato di cattura internazionale per aver commesso qualcosa in Austria. Cosa, Bianchessi di Sergnano non è mai riuscito a saperlo.
“Non sono un bandito. Ho la fedina penale pulita. Tutt’al più ho preso, come capita a tutti, delle multe, ma le ho subito pagate”.
E quindi?
“E quindi succede che da una decina d’anni, ogni volta che prendo un aereo, vado in vacanza, pernotto in un albergo, arrivano i poliziotti o i carabinieri. Cercano una tale Simone Bianchessi, donna, che deve aver combinato qualche cosa in Austria”.
Una bella seccatura.
“Direi. Faccio delle figuracce involontarie davanti alla gente, in aeroporto perdo minuti”.
Quando è successo la prima volta?
“Circa una decina di anni fa, a marzo ero andato in vacanza con gli amici a Las Palmas, Gran Canaria. Ero nella hall dell’albergo, sono arrivati in moto due poliziotti spagnoli. ‘Chi è Simone Bianchessi?’. Ingenuamente ho risposto: ‘Sono io’ ”.
Che cosa le era passato per la testa in quel momento?
“Nulla. Mi hanno chiesto che cosa facevo lì, quanti giorni stavo lì, perché ero andato alla Gran Canaria. Ho risposto: ‘Sono con gli amici in vacanza’. Mi hanno chiesto i documenti e se ne sono andati”.
Lei ha chiesto il motivo del controllo?
“Sì. Mi hanno detto che dovevano solo fare un controllo”.
Altro giro, altra seccatura.
“Dopo tre, quattro anni è successo in un hotel a Milano. Alle 5 del mattino è arrivata la polizia, bussando alla mia stanza”.
I poliziotti l’hanno tirata giù dal letto.
“Eh sì. Agli agenti ho detto che mi era già capitato. Loro hanno controllato i documenti. Mi hanno detto: ‘Tutto a posto’. E basta, se ne sono andati”.
Dopo Milano?
“Una volta tornavo dal Senegal. Ero andato a trovare mia sorella. Atterrato a Malpensa, mi hanno fermato e portato nello stanzino per i controlli, poi mi hanno lasciato andare, ma neppure in questo caso mi hanno spiegato il perché”.
Avrà poi cercato di informarsi
“Ho chiesto un po’ alla polizia di Crema. Mi avevano detto che avevo la fedina penale pulita e basta”.
Quando ha scoperto qualche indizio in più?
“Ero in vacanza con amici in un campeggio nel sud delle Marche. Il giorno dopo che ero arrivato, mi hanno chiamato per presentarmi nella caserma dei carabinieri. Due mie amiche sono venute con me per capire che cosa stesse capitando. In caserma mi hanno detto che cercavano una donna, ma che di più non sapevano. Ed io ho risposto: ‘Perché cercate me che sono un uomo?’ Poi ho saputo che questa donna aveva fatto qualcosa in Austria. Null’altro. Mano a mano è successo a Noto, a Tropea, a Matera, a Pestum, a La Spezia. A Tropea ero in spiaggia. E’ stata un po’ comica”.
Ovvero?
“Mi chiamano sul telefonino: ‘Deve venire in caserma con i documenti’. Ho detto che non andavo, perché ero in spiaggia e perché non avevo fatto niente. Tra l’altro, c’erano cento gradini da fare. ‘Se volete, venite voi’ ”.
E sono piombati loro.
“Mi hanno detto di uscire dalla spiaggia, di andare nel parcheggio. Ho mostrato i documenti. Non ero io la persona che cercavano”.
Ogni volta che va in albergo lei avvisa subito
“Sì, l’ho fatto dopo quello che mi è capitato a Matera. Ero in un B&B. Alle 8 del mattino sono arrivati i poliziotti, la ragazza che gestiva si è spaventata. ‘ Oddio chi ospito?’. Da allora avviso, spiego. A Paestum, per esempio, l’ho spiegato in albergo quando ci siamo registrati. La sera, ero in stanza, stavo facendo la doccia. E’ salita la ragazza dell’hotel e mi ha detto: “Mi avevi avvisato stamattina. Ecco, sono di sotto che ti aspettano’. I poliziotti sono arrivati anche a Riva del Garda. Mi hanno spiegato di essere stati mandati a controllare lo stesso, anche se già sapevano che ero un uomo e non una donna”.
L’ultima volta?
“Quando sono arrivato a Dublino. In aeroporto c’è il casello automatico per il controllo del passaporto e ti fanno la foto. I miei amici sono passati ed io no”.
Si era acceso un alert
“Sì. Vado nel gabbiotto, ho consegnato i documenti e sono iniziate le solite domande. Come mai sei qua, dove alloggi. Venti minuti di domande. Ma hanno fatto di più”.
Cioè?
“Mi hanno detto di scrivere il mio nome e cognome, l’indirizzo italiano su un foglio. Volevano verificare che mi ricordassi l’indirizzo”.
Insomma, lei ci ha fatto il callo, però …
“Però è fastidioso. Ormai, tutte le volte che accade, anche ai poliziotti e ai carabinieri scappa quasi da ridere”.
Lei canta nel gruppo Giorg& Saimon.
“Suoniamo in Lombardia, nel Cremasco, nel Cremonese”.
La seccatura le è mai capitata in tour?
“Per fortuna no!”.
Vuole lanciare un appello?
“Al ministro dell’Interno Piantedosi, alla Prefettura di Cremona. Che si mettano nei miei panni, che si mettano una mano al cuore e risolvano il mio caso”.
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