L'ANALISI
29 Dicembre 2023 - 05:25
CREMONA - Pur essendo una festa antica (nata con il calendario istituito da Giulio Cesare e celebrata in onore del dio bifronte Giano), quella di «San Silvéester è una ricorrenza che ha acquistato grossa rilevanza solo negli ultimi decenni, con l’avvento del consumismo», scriveva il giornalista e grande cultore delle tradizioni cremonesi Luciano Dacquati nel 1980. Per cui considerando che sono passati più di 40 anni dal suo scritto e aggiungendo i suoi 'ultimi decenni' si arguisce che il Capodanno è una festa, bene o male nata, così come la conosciamo, nel boom degli anni ‘60, un’operazione che ha voluto protrarre il clima natalizio (e le spese) per un’altra settimana (l’Epifania, pur aggiungendo altri sette giorni di festa è molto poco sentita oltre il Po, se non per alcune manifestazioni, anche queste recenti, come arrivo dei magi nei presepi viventi).
Capitava a volte che i parenti si ritrovavano in casa per cenare, prima del pasto si benedicevano le stanze e poi nel fuoco si gettava un ceppo molto grosso (lo si faceva anche a Natale), il ‘Capodono’ che da come bruciava si sarebbe vaticinato l’andamento dell’anno. Il primo gennaio alcune scaramanzie (di antica data) erano d’obbligo: bisognava infilarsi la prima calza nel piede sinistro o varcare la porta con quello destro, inoltre era molto importante la prima persona che si incontrava.
Oltre questi riti pagani si celebravano anche quelli cristiani: si recitavano messe e preghiere nelle maggiori chiese della città e fino all’Ottocento veniva distribuito ai poveri il pane della carità da parte ‘dei reggenti dell’ospedale Maggiore’, spesso per volontà e lasciti di antiche famiglie nobiliari. Per le strade cittadine o anche dei paesi una banda musicale ricordava la ricorrenza, mentre i papà la ricordavano ai figli svegliandoli con in mano un ramo di salice con il quale davano una leggera scudisciata: un ammonimento per convincerli a essere più buoni e obbedienti con il nuovo anno. In più di 50 anni però la notte di San Silvestro si è affermata come una ricorrenza sentita in tutto il mondo, tra tradizioni più o meno recenti, veglioni, balli e musica fino all’alba, in piazza, nei locali, nelle case. E anche Cremona si appresta a festeggiare l’arrivo del 2024, magari seguendo la tradizione, pur recente che sia, mettendosi a tavola.
Che sia festa recente un’autorevole conferma arriva da Carla Bertinelli Spotti, massima esperta di cucina cremonese e studiosa attenta della storia e delle tradizioni locali, ma anche lei annovera il Capodanno tra le feste da celebrare, almeno con alcuni capisaldi della cucina cremonese. «Sono d’accordo, il cenone, il Capodanno, non è di lunga tradizione, almeno come noi lo intendiamo. Ho raccolto decine di testimonianze sul questa festa, in nessuna si racconta di pranzi, veglioni, danze, il tutto si svolgeva con molta sobrietà, quando si svolgeva - afferma Spotti Bertinelli -, ma oramai è nella nostra tradizione e anche se è difficile indicare un menu tradizionale cremonese per il cenone di San Silvestro, alcuni capisaldi si possono indicare: il maiale e i legumi, soprattutto le lenticchie, non possono mancare dalle nostre tavole».
«Piuttosto - continua - non bisogna consumare pollame poiché mangia spargendo via molto cibo, dunque simbolo di spreco. Del maiale occorrerebbe mangiare soprattutto il muso e il piede (lo zampone ndr) perché portano fortuna: il maiale cerca e trova il cibo grufolando con il muso e razzolando il terreno con la zampa, dunque questi due elementi erano simbolo di fortuna e abbondanza. Le lenticchie rappresentano i soldi, dunque la ricchezza. A Natale, a esempio, il capofamiglia aggiungeva al sacchetto di lenticchie una moneta, poi i bambini avevano il compito di trovarla, se non veniva trovata sarebbe stata regalata al primo povero che passava in strada. Ribadisco: il maiale e le lenticchie non possono mancare dalle nostre tavole, secondo la tradizione cremonese, poi per dare colore alla tavola non sarebbe male imbandirla con una bella ciotola di mostarda tipica. Questi i 'capisaldi' ma è ovvio che ognuno può mangiare e festeggiare San Silvestro come vuole». Certo: ma la scaramanzia farà riflettere ancora una volta i Cremonesi sulle tradizioni. Poi che la festa abbia inizio.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris