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LA MESSA DI NATALE A CREMONA

Mons. Napolioni e i bambini a una voce: «Vogliamo la pace»

Duomo gremito di fedeli per le celebrazioni natalizie del vescovo affiancato dai canonici e altri sacerdoti sulle note dei brani della tradizione. Impartita la benedizione ai più piccoli presenti in cattedrale

26 Dicembre 2023 - 16:12

Mons. Napolioni e i bambini a una voce: «Vogliamo la pace»

Mons. Napolioni durante la benedizione ai bambini

CREMONA - La benedizione impartita con tutti i bambini, di varia età e provenienza, presenti in cattedrale, chiamati accanto a sé e invitati a gridare «più forte vogliamo la pace». Così il vescovo Antonio Napolioni ha voluto concludere («Come si fa in una parrocchia») e quasi a suggello del tema sviluppato nell'omelia, il solenne pontificale del Natale, concelebrato a partire dalle 11 di lunedì scorso in un duomo affollato di fedeli, con i canonici e altri sacerdoti.


Accanto al vescovo, all'altare, il presidente del Capitolo, monsignor Ruggero Zucchelli e il rettore della cattedrale, monsignor Attilio Cibolini. Sia la messa del giorno che quella della mezzanotte sono stati animati dai brani musicali della tradizione eseguiti dal coro della cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi, accompagnato all'organo dai maestri Fausto Caporali e Marco Ruggeri, da un quartetto d'archi e da una tromba. E se il presepe era stato al centro della riflessione del vescovo nella celebrazione notturna, nell’omelia del giorno di Natale monsignor Napolioni è partito invece dal prologo del Vangelo di Giovanni che non descrive «la scena dell’evento» ma guarda lontano: essendo, tra gli apostoli, quello vissuto più a lungo, ha potuto misurarsi con la fatica dei credenti che, dopo l’entusiasmo del giorno di festa, devono affrontare le prove della vita, la paura, perfino la disperazione.

Anche noi, ha osservato il presule, facciamo presto ad archiviare gli auguri di ‘Buon Natale’ e poi di ‘Buon Anno’; in questi giorni facciamo salire la glicemia, ci scambiamo regali, incontriamo parenti più o meno volentieri, tendiamo ad accontentarci della routine. Giovanni, dal cuore di Gesù, trae «la coscienza che quell'uomo è il Verbo di Dio, è il Verbo incarnato, è la Sapienza eterna del Padre, entrata nella storia per non abbandonarla più e fecondarla giorno dopo giorno»; ci dice che «è venuto il Salvatore». Eppure constatiamo di vivere in un periodo «tormentato dalla paura, dal fallimento, dalla guerra, oggi più di ieri, domani più di oggi» e ci chiediamo «Chi ci salverà? Che cosa possiamo fare?».

La risposta sta non solo nell'udire, ma nell'accogliere, gustare, comprendere, ruminare, scegliere e mettere in pratica la Parola del Signore. Facendo propria l’esortazione del profeta Isaia, il pastore della diocesi ha chiesto ai cristiani di farsi «messaggeri di pace» (un compito da non lasciare soltanto ai politici o al Papa); portatori di «buone notizie» ; a prorompere in «canti di gioia» (che non spettano solo alla corale). Perché – ha proseguito - «non possiamo lavarcene le mani, rimarremmo ancora più soli e delusi, quando invece questa è la parola con cui Dio ci chiama per nome. Gesù nasce e attorno a sé vede tutti candidati ad essere messaggeri di pace».

Dopo aver ripreso l’invito di papa Francesco a leggere ogni giorno il Vangelo, e confessato che, se non lo facesse ogni mattina, non saprebbe come affrontare la realtà quotidiana, il vescovo Napolioni ha osservato: «Che bello percepire che il Signore è lì, come una sorgente zampillante, che disseta l’anima inquieta, che ridà prospettiva, riapre l’orizzonte, ci prende per mano e non ci lascia mai soli. Dio vuole parlarci. Il Dio bambino non è infantile («infans significa che non parla») ma è la parola più eloquente che possa donarci, come ogni bambino che viene al mondo, che è una parola nuova di Dio, da ascoltare e mettere in cammino con noi, perché ci aiuti ad essere ancora più felici di aver conosciuto la sorgente della vita e di poter approdare nell’abbraccio del Padre».


La mattina di Natale il vescovo aveva celebrato la messa per i detenuti e il personale nella cappella Casa circondariale di Ca’ del Ferro, per significare la vicinanza della Chiesa ai luoghi ritenuti più lontani, mentre la Caritas cremonese ha consegnato alla struttura duecentocinquanta pandori. Nel pomeriggio monsignor Napolioni ha presieduto la messa al santuario di Caravaggio, mentre in cattedrale è stato il vescovo emerito Dante Lafranconi a celebrare i Vespri di Natale con il Capitolo dei canonici e a proporre una riflessione sul cambiamento portato da Gesù nella storia umana.

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