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CREMONA

«La legge è uguale per tutti», e l'imputato è il Torrone

Un processo brillante, sempre sul filo dell'ironia e della leggerezza, capace di strappare sorrisi e applausi al folto pubblico accorso in piazza del Comune, ma con incursioni nella realtà

Gilberto Bazoli

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redazione@laprovinciacr.it

12 Novembre 2023 - 16:29

«La legge è uguale per tutti», e l'imputato è il Torrone

Agostino Melega, Angelo Giovannini, Edoardo Raspelli e Paolo Gualandris

CREMONA - Le parole 'La legge è uguale per tutti', le toghe, le parrucche stile inglese. Tutto come in una vera aula di tribunale, invece è il palco della Festa del Torrone. Un processo brillante, sempre sul filo dell'ironia e della leggerezza, una commedia spiritosa, capace di strappare sorrisi e applausi al folto pubblico accorso in piazza del Comune, ma con incursioni nella realtà. Con lui, il torrone, nella veste di imputato. Innocente o colpevole? Delizia per il palato o killer della salute?
Paolo Gualandris, direttore de La Provincia, è il giudice; Edoardo Raspelli, giornalista enogastromico che non ha bisogno di presentazioni, il pubblico ministero; Agostino Melega, cultore delle tradizioni locali, l'avvocato difensore. Non manca neppure il cancelliere, Angelo Giovannini, ideatore del processo, che apre l'udienza leggendo i capi d'imputazione. Spetta a Raspelli sferrare il primo colpo: «Ho assaggiato il soggetto incriminato. Ha dato grande fastidio alla mia dentatura, che è sana e quasi completa. Non bastavano, in Lombardia, i formaggi e i salumi. Ci voleva anche il torrone: una vergogna», dice (il poco credibile) accusatore masticando un torroncino (alla fine saranno otto). «Il torrone è entrato nella storia e nella simbologia della nostra città», gli ribatte Melega. Le basi dello scontro cominciano a delinearsi.
«Da una parte, il peso della bilancia; dall'altra, il peso della cultura», sintetizza Gualandris. Ecco, come in ogni processo che si rispetti, anche i testimoni, tre contro e tre a favore. Va in scena un ping pong di tesi. Parte all'attacco Annalisa Subacchi, nutrizionista: «Il torrone in una dieta proprio non ci sta, è più calorico di un fritto misto». «Quello del torrone è un patrimonio antichissimo che si rinnova», le replica Enrico Manfredini, manager del settore dolciario. «Sono qui sotto protezione. Ho visto con i miei occhi quello che il torrone può fare: provoca la carie», ribatte Gianfranco Fassina, medico dentista. Franco Malinverno, ristoratore, si affida alla nostalgia e al suo «ricordo meraviglioso delle vigilie di Natale quando mio nonno tagliava il torrone con il metro per non scontentare nessuno». Il botta e risposta prosegue e si conclude. Di qua, Mirco Della Vecchia, maestro cioccolatiere arrivato da Belluno e in partenza per chissà dove su un aereo: «L'Italia è famosa nel mondo per il panettone e il tiramisù, mica per il torrone».
Di là, Massimo Rivoltini, imprenditore che gioca in casa. Prima sottolinea che «gli ingredienti del torrone sono semplici ma pregiatissimi», poi sfata una leggenda: «Non è vero che quello cremonese è duro. È, questo sì, friabile». In mezzo al pubblico qualcuno rumoreggia sempre più forte, tra gli spettatori c'è chi pensa che stia succedendo davvero. Invece è un finto contestatore (Simone Bodini) che irrompe nell'aula del tribunale urlando 'Torrone libero, torrone libero' e viene trascinato via dai bodyguard.
Ci si avvia alle battute finali, requisitoria e arringa. Raspelli-procuratore termina di sgranocchiare l'ultimo torroncino (lo stanno facendo anche i suoi testimoni). Melega-avvocato indica l'avversario: «Dall'accusa la controprova delle nostre argomentazioni. Il torrone è stato inventato per donare felicità alle famiglie». Poi, traducendo una poesia in dialetto: «Un Natale senza torrone che Natale è?». Gualandris-presidente della Corte legge il dispositivo della sentenza. «Nella causa promossa» eccetera eccetera, «l'imputato è assolto con formula piena per non aver commesso il fatto. O meglio, avendolo commesso, per fortuna, fin dai tempi antichi, procurando indubitabile gusto al palato e favorendo la socialità tra le persone». Un verdetto già scritto, ma con sorpresa: «Si raccomanda la custodia cautelare dell'imputato (possibilmente presso l'abitazione del giudice)». Poi via toghe e parrucche. Tutti, sopra e sotto il palco, agli stand.
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