L'ANALISI
07 Novembre 2023 - 15:14
Max Rossi, Melissa Tramontana e la figlia con il maltese Barry
SORESINA - «La superficialità di alcuni padroni può rovinare la vita di un’intera famiglia. Il dolore che proviamo è incolmabile. E chiediamo giustizia, perché non accada mai più». È lo straziante appello di Melissa Tramontana e Max Rossi, coppia soresinese, che ha dovuto assistere alla morte di Barry, il loro piccolo Maltese dilaniato in pochi istanti da un cane di grossa taglia. L'animale si è introdotto nel giardino della coppia, approfittando di un istante in cui si stava aprendo il cancello automatico del giardino, mentre i due rientravano in auto di sera dopo un viaggio a Torino, e si è avventato al collo del cucciolo, massacrandolo. «Una scena orribile, devastante – raccontano marito e moglie – a cui ha dovuto assistere anche nostra figlia». Immediato, quanto purtroppo inutile, il loro intervento: «Io e mio marito ci siamo frapposti tra Barry e l’altro cane ma era di una furia incontenibile. Mi ha morso la mano, infettandola, e a Max ha provocato una frattura scomposta. Per fortuna i vicini ci hanno aiutato».
Per separare i due animali e difendere la coppia, raccontano le vittime, sono dovuti intervenire una decina di residenti: «Non finirò mai di ringraziarli. Non è vero che siamo un paese che si gira dall’altra parte. Qualcuno di loro ha anche imbracciato un bastone, usandolo per allontanare il cane dalle nostre mani e dal corpo ormai esanime di Barry, ma ci sono voluti minuti prima che se ne andasse. Sono stati attimi di terrore».
Provvidenziale, seppur non risolutivo, l’intervento dell’accalappiacani: «Che è arrivato quella stessa sera. L’ha portato via. Ma ora è ancora libero, l’abbiamo visto. E abbiamo paura che ciò che ha distrutto le nostre vite possa distruggerne delle altre. Per questo – proseguono i due soresinesi – abbiamo prima di tutto parlato col proprietario. Gli abbiamo raccontato quello che è successo, dicendogli che è stato orribile e che ci segnerà per sempre. Ma non ha voluto sentire ragioni, si è praticamente disinteressato. Spero che intervengano le autorità. Abbiamo il referto dell’ospedale e abbiamo presentato denuncia».
Marito e moglie, però, sono chiari: non cercano vendetta. «Guai a far del male al cane che ha ucciso il nostro Barry. Non ha colpe, assolutamente, è un animale e il suo comportamento dipende da diversi fattori, da come è cresciuto. Chiediamo alle autorità – questo sì – che venga portato in una clinica, in una struttura specializzata che possa curarlo, educarlo e magari affidarlo a delle persone che sappiano custodirlo meglio».
Fanno fatica a parlarne. La voce si spezza. Il trauma c’è ancora. Ma il messaggio è più importante: «Lo dico fin da subito. Non stiamo denunciando pubblicamente quel che è successo per avere dei soldi o per accusare qualcuno. Non ci interessa. Abbiamo chiesto di parlare con La Provincia perché nessun altro debba provare, in futuro, questa sofferenza. Perché non era un cane, era un membro della famiglia».
La proposta: «Valuteremo, chiedendolo anche al sindaco, di poter organizzare una giornata di sensibilizzazione sul tema dei cani. Su come tenerli, come proteggerli e quanto l’attenzione sia importante. Per loro e per tutta la comunità. Perché il nostro Barry è morto, ma al suo posto poteva esserci un bambino. Pensiamo sia necessario riflettere e fare educazione. Il nostro cucciolo non c’è più, e questo non possiamo cambiarlo. Possiamo però fare in modo che non ricapiti. Possiamo salvarne altri».
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