L'ANALISI
A REGGIO EMILIA
18 Ottobre 2023 - 13:32
CASALMAGGIORE - Presso l'ospedale reggiano di GVM Salus Hospital è stato portato a termine con successo un raro intervento eseguito in sala ibrida: si tratta di una sala operatoria in cui sono presenti le ultime tecnologie in ambito cardiochirurgico e le apparecchiature diagnostiche più performanti. La sala ibrida ha permesso di trattare un 73enne di Casalmaggiore che aveva delle masse tumorali ancorate ai lembi della valvola aortica e al contempo presentava una stenosi che poteva necessitare di un ulteriore intervento. Grazie alla sala ibrida sarebbe stato possibile intervenire sul paziente in un'unica seduta.
Nel caso del paziente di Casalmaggiore, che presentava tre masse tumorali radicate sulla valvola aortica ed una severa malattia delle coronarie, la cui rimozione ha richiesto il lavoro congiunto di cardiochirurghi e cardiologi interventisti: un intervento che non sarebbe stato possibile senza la sala ibrida, presente a Salus Hospital di Reggio Emilia, Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research accreditato con il SSN. “Ci siamo trovati a dover affrontare una sfida complessa – racconta il dott. Vinicio Fiorani, responsabile dell'U.O. di Cardiochirurgia di Salus Hospital –. Pur trattandosi di un tumore benigno, vi era il rischio che queste masse, crescendo, si potessero staccare, innescando complicanze anche gravi, come ad esempio l’ictus. Il caso che ci si presentava era inoltre estremamente raro, in quanto ognuna di queste masse era ancorata a ciascuna delle cuspidi della valvola aortica”.
A complicare ulteriormente il quadro c’era anche una severa malattia coronarica confermata dalla TAC coronarica a cui il paziente è stato sottoposto in previsione dell’intervento. Con grande probabilità, anche tale patologia avrebbe richiesto un trattamento in sala operatoria. Quando è presente una malattia coronarica è indispensabile eseguire un ulteriore accertamento rappresentato dalla coronarografia che nel caso del 73enne, a causa delle masse tumorali presenti sulla valvola aortica, era assolutamente controindicata per il rischio che tali tumori potessero staccarsi.
“In pratica dovevamo operare un paziente con una malattia critica delle coronarie senza però avere in mano una diagnosi chiara – prosegue il dott. Fiorani –. La nostra strategia quindi è stata: condurre il paziente in sala operatoria, nella nostra sala ibrida, effettuare l’asportazione del tumore con un accesso mininvasivo, cioè senza aprire completamente il torace, eseguire la coronarografia dopo aver asportato il tumore e, se questa avesse dimostrato la presenza di una coronaropatia critica, proseguire l’intervento chirurgico confezionando anche i bypass aortocoronarici”. Grazie alla sala ibrida è infatti possibile eseguire in un’unica seduta operatoria due fasi differenti dell’intervento, che altrimenti richiederebbero lo spostamento del paziente in sale chirurgiche diverse. Tutto ciò ha ricadute positive sul paziente, per il quale viene minimizzato il trauma operatorio.
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