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LA TRAGEDIA

«La strada più comoda è stata dare la colpa a Elisa che non c’è più»

Dopo aver conosciuto le motivazioni della decisione di archiviazione, parla il fidanzato della 34enne uccisa a Maleo dal treno: «Questa non è giustizia»

Elisa Calamari

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16 Ottobre 2023 - 18:42

«No, la colpa non può essere di Elisa»

Elisa Conzadori

PIZZIGHETTONE - «L’archiviazione per impossibilità di individuare un colpevole me l’aspettavo, ma non mi immaginavo né posso accettare che questa colpa venga attribuita ad Elisa». A parlare, dopo avere conosciuto le motivazioni della decisione del gip del tribunale di Lodi che pochi giorni fa ha deciso di accogliere la richiesta del pm archiviando il caso, è il fidanzato di Elisa Conzadori, 34enne travolta da un treno il 15 agosto 2020 al passaggio a livello di Maleo.

Marco Dragoni ha avuto bisogno di qualche giorno, per metabolizzare. Poi ha letto e riletto con attenzione le parole scritte dal giudice e ha deciso di affermare a chiare lettere che «questa non è giustizia».

Dice appunto che avrebbe potuto comprendere, forse, un’archiviazione per impossibilità di provare la responsabilità dei quattro tecnici Rfi iscritti sul registro degli indagati. «Trovare un colpevole in un caso come questo è sicuramente difficile – spiega Dragoni –, ma perché ancora una volta stravolgere la realtà? Sulle motivazioni è stato scritto che appare poco probabile che solo una delle sbarre si sia alzata senza sollecitazioni e, qualche riga sotto, è stato scritto che non si può escludere che l’attraversamento del passaggio a livello da parte dell’auto sia stato provocato da una forzatura delle sbarre. In pratica, viene avvalorata la tesi del perito Domenico Romaniello. Ovvero che la colpa sia stata di Elisa. E i testimoni che fine hanno fatto?».

Dragoni dice che non c’è alcun riferimento ad essi, nelle motivazioni. Quanti hanno raccontato di avere visto la sbarra alzata e il semaforo spento, dunque, sono stati evidentemente considerati non rilevanti o non attendibili. «Mi chiedo se sarebbe accaduto lo stesso nel caso in cui ci fossero stati testimoni a favore di Rfi – continua –. La strada più comoda, purtroppo, è stata dare la colpa a Elisa che non c’è più. E non lo accetto né lo accetterò mai».


Non intende fermarsi, Dragoni. «Mi è stato spiegato che abbiamo sei anni di tempo per trovare nuovi elementi utili per una richiesta di riapertura del caso. Non so quali potranno essere visto che, deduco, i testimoni non valgono e nemmeno le perizie che hanno dimostrato la mancanza di segni di impatto fra la sbarra e la carrozzeria. Ma di sicuro farò tutto quello che sarà possibile. Per Elisa. E perché cose simili – conclude – possono accadere a tutti. Anche se, nelle motivazioni del gip, è stato scritto che né prima né dopo quel 15 agosto 2020 si sono verificati disservizi simili ai passaggi a livello della tratta». I legali dei famigliari della Conzadori, invece, avevano presentato un lungo elenco di disservizi con tanto di foto e video.

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