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CREMONA: LA STORIA

I 103 anni della sarta. Così vestiva le spose

La vita con ago e filo di Giuseppina Perri: festa, emozioni e ricordi senza tempo

Bibiana Sudati

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redazioneweb@laprovinciacr.it

01 Ottobre 2023 - 11:04

I 103 anni della sarta. Così vestiva le spose

Giuseppina Perri con i suoi famigliari per la festa dei suoi 103 anni

CREMONA - L’atelier di Giuseppina Perri era in via Manzoni 37, pieno centro di Cremona: dal suo balcone si poteva scorgere il Torrazzo, sentinella discreta delle sue giornate trascorse china a cucire con ago e filo, a tagliare tessuti e a fare orli, a modellare capi che sarebbero stati indossati dalle signore della città. La sua specialità erano gli abiti da sposa, ma anche i modelli ispirati alla moda di Parigi. In quelle stanze, condivise con le sue collaboratrici, Giuseppina ha trascorso l’esistenza. Un’esistenza piena e dalle mille sfaccettature, come quella di tante donne: moglie di Anselmo (Franzini), conosciuto da ragazzina e sposato subito dopo la guerra; mamma dolcissima di Matilde e Maurizio; confidente delle sue clienti diventate amiche di una vita. Vita lunga, quella di Giuseppina, che il 14 aprile ha compiuto 103 anni. I festeggiamenti, però, sono stati rimandati a ieri pomeriggio, con una messa e una torta, ma soprattutto con famigliari e tanti amici, tutti riuniti nella cascina Belgiardino di Picenengo, frazione nella quale è nata ed è tornata per trascorrere la sua vecchiaia dopo la pensione.

Giuseppina Perri nel suo atelier di via Manzoni 37

Aveva sognato di trascorrerla insieme al marito, unico desiderio sfumato perché Anselmo è morto prematuramente in un incidente stradale, lasciandola sola. Nella sua vita non sono mancati i momenti di difficoltà, ma ha sempre cercato di essere felice: «Ho fatto un lavoro che mi ha sempre appassionato e di questo sono grata – inizia il suo racconto Giuseppina, con un entusiasmo da ragazzina e che gli acciacchi della vecchiaia non sono riusciti a scalfire —. Se non fosse per queste gambe che non mi reggono più, potrei dire che sto bene. Anche perché non sono mai sola. Devo ringraziare soprattutto il mio vicino, Vittorio (Anelli ndr) che mi aiuta tutti i giorni e mi fa tanta compagnia».

Curiosa e interessata all’attualità, Giuseppina segue con attenzione i telegiornali ed è una lettrice accanita dei quotidiani: «Al mattino, mentre fa colazione, non manca mai di sfogliare La Provincia, alla quale è abbonata da sempre – spiega la figlia –. Tenersi aggiornata le fa bene e le permette di essere ancora molto vitale». La professione di sarta l’ha iniziata per caso: non è stata una passione a spingerla ad impugnare l’ago e infilare il ditale, ma la necessità: «Mi sarebbe piaciuto continuare a studiare, ma a quei tempi non si usava. Vengo da una famiglia modesta e a 14 anni ho iniziato a lavorare. Andavo in bicicletta a Cremona, dalla Parolini in corso Campi. Mi è piaciuto e così ho continuato, per ben 45 anni». Dopo i primi anni ‘a bottega’, la sartina era diventata un’abilissima professionista, capace di accontentare anche le spose più ricercate ed esigenti, appartenenti alle classi sociali altolocate.

Le sue creazioni facevano tendenza, si direbbe oggi. E ben presto Giuseppina ha avuto bisogno di aggiungere braccia alla sua sartoria, insegnando il mestiere ad altre ragazze. Il segreto del successo era la meticolosità nel riproporre i modelli dell’alta moda con impeccabile maestria. Non c’era richiesta che non venisse soddisfatta, ogni desiderio veniva esaudito: «Mi ricordo un abito realizzato come quello della principessa di Inghilterra – ricorda Giuseppina, con grande lucidità —. All’epoca l’ispirazione arrivava soprattutto dalla Francia: c’era una signora che ci portava i modelli più in voga presi dalle sfilate parigine. Il mio lavoro mi è sempre piaciuto tantissimo, e non mi pesava affatto. Per fortuna, perché in via Manzoni trascorrevo intere giornate, quelle quattro mura erano diventate la mia seconda casa».

Un luogo magico: via vai di signore, chiacchiere e pettegolezzi, il profumo di seta, organza e raso. Un luogo dove anche per i suoi figli la noia non esisteva: «Ho bellissimi ricordi di quei tempi — racconta la figlia Matilde —. Mia mamma ha sempre saputo creare attorno a sé un ambiente felice, fatto di amicizie e belle relazioni. Ancora oggi, è così: socievole, generosa e appassionata. A me e a mio fratello ha trasmesso l’amore per il lavoro. Il suo laboratorio era un luogo aperto: chi aveva bisogno, qui trovava sempre aiuto». Quell’aiuto che, ieri, si è trasformato in grande riconoscenza e in un festeggiamento indimenticabile.

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