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L'INTERVISTA

Don Bignami: «Un lavoro sostenibile per scrivere il futuro»

«I giovani non siano più vittime sacrificali di una società basata sulla disuguaglianza»

29 Settembre 2023 - 05:10

Don Bignami: «Un lavoro sostenibile per scrivere il futuro»

Don Bruno Bignami

CREMONA - Don Bruno Bignami, di Pizzighettone, classe 1969, attualmente a Roma, è stato confermato dal Consiglio permanente dei vescovi italiani, direttore dell'Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei. Ha già assolto il medesimo incarico nel precedente quinquennio, dopo un anno da vicedirettore. Economia, politica, giustizia e pace, custodia del creato (con il più recente tavolo tecnico per le Comunità energetiche rinnovabili) si sono aggiunte nel corso dei decenni alle competenze originarie dell'Ufficio.

Al sacerdote cremonese, noto anche per gli studi e le pubblicazioni, abbiamo rivolto alcune domande riguardo a rilevanti tematiche di attualità che investono direttamente i suoi compiti, o che comunque interpellano da vicino anche l'azione pastorale della Chiesa in Italia.


Don Bignami, il Consiglio permanente della Cei l’ha confermata direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro. Una conferma attesa? E con quali impegni nell'immediato?

«Le conferme non sono mai scontate. Personalmente ho respirato intorno a me solo aria di fiducia in questi anni. Non posso che ringraziare. Detto questo, le pagine future sono ancora tutte da scrivere. L’Ufficio che dirigo ha competenze formative. Deve occuparsi di società, lavoro, economia, politica, giustizia, pace, ecologia, marittimi…: tutto ciò tiene la mente vigile e il cuore in dialogo. Ha il suo fascino entrare in diretto contatto con i fenomeni culturali e le trasformazioni epocali, che chiedono una conversione e una capacità di leggere i segni dei tempi. Qui sta però anche il difficile. Su questi argomenti non ci sono risposte preconfezionate. La storia, come la vita, non si ripete mai. Come scriveva in antichità Eraclito: ‘Non si può discendere due volte nel medesimo fiume’. Occorre saper interpretare i tempi e suggerire strade nuove. Bisogna imparare a stare nella storia non con i vincenti, ma con i crocifissi. In fondo, nell’esperienza concreta, posso attestare quanto sia vera l’affermazione di san Paolo: ‘Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti’ (1Cor 1,27). Il ribaltamento di prospettiva è il modo ironico con cui Dio sconvolge i piani dei potenti e assume i sogni dei poveri. Nell’immediato c’è in agenda la 50ª Settimana Sociale di Trieste, che si terrà dal 3 al 7 luglio 2024. Ironia della sorte, a guida della Chiesa triestina c’è un cremonese, monsignor Enrico Trevisi: ci si ritrova a lavorare insieme! La macchina organizzativa di preparazione dell’evento è molto impegnativa. Non c’è tempo da perdere. Il tema che si affronterà a Trieste è: ‘Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro’. Tanta roba».

Il lavoro, sia sotto il profilo degli incidenti anche mortali, sia sotto quello del precariato, è stato un tema affrontato anche dal cardinale Zuppi nella sua prolusione. Quali le indicazioni per una ‘diversa cultura del lavoro’?

«La Chiesa in questi anni si è mostrata molto attenta al tema della sicurezza sul lavoro. Sia papa Francesco sia il presidente cardinal Zuppi sono solidali con il dolore delle famiglie colpite dagli incidenti sul lavoro. Tragedie come quelle di Brandizzo, nel Torinese, sconvolgono: la banalità del male e l’insignificanza del valore della vita interpellano le nostre coscienze. Il lavoro oggi soffre anche per il precariato giovanile sempre più diffuso, il fenomeno degli working poor, ossia dei lavoratori poveri a causa di stipendi inadeguati rispetto al costo della vita, lo sfruttamento e il caporalato, il lavoro nero su cui troppi chiudono gli occhi, le dimissioni dal lavoro… Sono tutte questioni che segnalano un cambio di paradigma culturale. Le persone non sono oggetti da usare per un guadagno. I giovani non possono essere le vittime sacrificali di una società che fa della disuguaglianza una bandiera da difendere. Serve un passo diverso della politica, sempre tentata di farsi forte coi deboli e debole coi potenti. La vita umana non ha prezzo. Le donne in Italia oggi mediamente hanno stipendi più bassi solo in quanto donne… Ci sono ancora troppe ingiustizie. La nuova cultura del lavoro passa attraverso la valorizzazione delle tecnologie, che possono alleggerire dai lavori più usuranti, ma anche da un nuovo patto tra le generazioni. Il lavoro che continua ad inquinare e a distruggere territori ha bisogno di convertirsi alla sostenibilità sociale e ambientale. Infine, la questione culturale chiede un ampliamento di orizzonti. L’italiano medio ritiene che il lavoro serva solo a guadagnarsi il pane, a pagarsi il mutuo della casa e a sopravvivere. Questa visione, che è legittima e basilare, dimentica, però, come suggerisce Fratelli tutti 162, che il lavoro è anche al servizio della crescita personale, fa crescere una comunità, esprime se stessi, fa sentire corresponsabili nella cura del pianeta, migliora il mondo e rafforza il senso di cittadinanza. Insomma, c’è in gioco parecchio della nostra dignità umana. La povertà culturale abbassa il livello di cultura democratica. Nell’aria respiriamo il cattivo odore del lavoro nero, che sa tanto di bruciato quanto a sogni e a progetti futuri dei giovani».

Altra questione, umana e politica, ineludibile è quella dei migranti. Il Papa a Marsiglia ha usato toni particolarmente forti, che sono apparsi diretti alla Francia, all’Italia e all’Europa nel suo complesso. Anche perché ha in più occasioni riconosciuto che uno Stato non può farcela da solo...

«La politica ha fatto della questione migranti un tema divisivo. E come spesso accade, quando viene affrontato con gli occhiali dell’ideologia e non con gli occhi dell’umanità si finisce per generare mostri. Alcune normative hanno al centro non le persone ma il consenso elettorale. I poveri e il bene comune ne pagano le conseguenze. Questa tematica in CEI, però, non compete all’Ufficio problemi sociali e il lavoro ma alla Fondazione Migrantes, che al momento vede come Presidente mons. Giancarlo Perego, cremonese, ora vescovo a Ferrara. La sua competenza sul tema è immensa e ispirata al Vangelo. Come Chiesa italiana, negli anni scorsi, abbiamo coordinato un progetto denominato ‘Liberi di partire e liberi di restare’. Si sono messi a disposizione fondi sia per progetti di accoglienza, ma anche di sostegno alle popolazioni da cui partono i migranti. Si tratta di una goccia nell’oceano, certo, ma infinitamente meglio delle parole al vento di ideologie disumane. C’è molto da fare, soprattutto nella costruzione di reti solidali».

La settimana prossima uscirà l’esortazione apostolica Laudate Deum. Fra le sue competenze ci sono anche la ‘custodia del creato’ e il tavolo della Cei per le comunità energetiche rinnovabili. Perché si è reso necessario un aggiornamento dell'enciclica Laudato si’?

«La pubblicazione della ‘Laudato si’, nel 2015, ha aperto una riflessione etica senza precedenti sulla crisi climatica e sulla necessità di agire illuminati dal paradigma dell’ecologia integrale. L’enciclica ha smosso molte coscienze verso la conversione ecologica, ma ha riscontrato anche molte resistenze nel mondo cattolico, quasi che i temi sociali siano altro dall’annuncio della fede cristiana. In Italia con la Settimana Sociale di Taranto del 2021 abbiamo scelto di accompagnare la transizione ecologica con la nascita delle Comunità energetiche rinnovabili: un esempio di come si affrontano i problemi ambientali. Anche la diocesi di Cremona si sta muovendo molto bene su questa iniziativa. Infatti, dal punto di vista ecologico è fondamentale il passaggio dall’energia prodotta con combustibili fossili all’energia rinnovabile, ma non meno importante è la necessità di rispondere alla povertà energetica di molte famiglie. Come ricorda papa Francesco: ‘Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie’. Per questo si è reso necessario un approfondimento che sarà condiviso con la prossima esortazione apostolica Laudate Deum, in uscita il 4 ottobre. A livello mondiale le guerre ci fanno riportare indietro le lancette della storia, l’accordo internazionale di Parigi del 2015 rischia continui annacquamenti, i cambiamenti climatici fanno spostare popoli interi dai loro territori, la corsa agli armamenti toglie risorse alla transizione ecologica... Insomma, i prossimi anni saranno decisivi per le sorti dell’umanità. Non è il tempo degli spettatori passivi!».

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