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NIENTE PIÙ ‘MINI VACANZE’

‘Stretta’ sugli affitti brevi, mille a rischio in provincia

Il possibile giro di vite del governo interessa da vicino Cremona, Crema e il territorio. Nel solo centro storico del capoluogo 87 alloggi a disposizione. Fenomeno in crescita

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

22 Settembre 2023 - 05:00

‘Stretta’ sugli affitti brevi, mille a rischio in provincia

CREMONA - Da una parte, c’è chi lamenta un attacco alla proprietà privata e al legittimo intento di renderla redditizia; dall’altra, chi è convinto che una ‘stretta’ sia ormai indispensabile per combattere l’abusivismo turistico e tassare in maniera corretta chi di fatto esercita attività imprenditoriale: a tenere banco ormai da giorni, anche in città, è il tentativo di revisione della legislazione nazionale sul settore degli affitti brevi. Per intenderci: stanze o appartamenti messi in locazione per settimane o anche per pochi giorni, ma non con la formula hotel né con altre che prevedono la somministrazione di cibo. Nel solo centro storico cremonese se ne contano quasi una novantina, anche se quantificarli con precisione non è affatto semplice proprio per effetto di vincoli e controlli poco stringenti.

LA REVISIONE

A New York dal 5 settembre possono essere iscritti sui portali ad hoc (come Airbnb, Vrbo e Booking) solo gli alloggi dove gli host siano effettivamente presenti e per un minimo di 30 giorni. E anche sulla scorta di questo provvedimento in Italia è al vaglio una regolamentazione, decisamente più blanda, che imporrebbe fra le altre cose un limite di 2 notti e un massimo di due appartamenti dati in locazione di cui solo uno in cui l’host non sia presente. «Gli effetti sarebbero un aumento del sommerso e un incremento dei prezzi delle camere d’albergo», tuona Giorgio Spaziani Testa di Confedilizia. Per Federalberghi, invece, sarebbe opportuna un’ulteriore ‘stretta’: «Fondamentale portare il numero minimo di notti da due a tre, oppure imporre il cambio di destinazione da abitativo a commerciale con tutta la normativa e la tassazione che ne consegue», sostiene il presidente nazionale Giuseppe Roscioli.

IL FENOMENO A CREMONA

Ma a Cremona quanti sarebbero interessati dal giro di vite? Consultando il noto portale Airbnb alla ricerca di un weekend per due persone, con date flessibili nel mese di ottobre, nel solo centro storico a meno di un chilometro dai punti di interesse spuntano 87 alloggi (fra stanze all’interno di appartamenti condivisi e interi alloggi). I prezzi vanno dai 72 ai 106 euro a notte. Proseguendo nel ‘test’, si scopre che diversi di questi appartamenti sono sprovvisti di misure di sicurezza come rilevatore di monossido e allarme antincendio. Misure che sono invece obbligatorie per le strutture alberghiere. I costi indicati prevedono pulizia e quota Airbnb, tanto per fare un esempio: due notti per due persone (dal 20 al 22 ottobre) in un appartamento in zona duomo vengono a costare 211 euro di cui 10 per costi di pulizia e 31 di costi servizio.

Allargando la mappa, alla ricerca di alloggi anche al di fuori del centro storico, la disponibilità cresce progressivamente fino a oltre mille soluzioni che in provincia sono a disposizione per affitti brevi: nella maggior parte dei casi (741) si tratta di appartamenti interi, ci sono poi 209 stanze con accesso a spazi condivisi e solo quattro alloggi con stanza condivisa con altre persone. Allontanandosi dal Torrazzo scendono anche i prezzi, con un minimo di 41 euro a notte, mentre il costo medio giornaliero nell’intera provincia è di 144 euro a notte. Nel Cremonese gli alloggi messi a disposizione da superhost – ovvero proprietari esperti con valutazioni alte da parte di chi ha già soggiornato – sono 242. E, altro aspetto molto gradito dai clienti, sono ben 950 gli alloggi che prevedono la formula della cancellazione gratuita in caso di imprevisti. Infine sono 331 quelli che garantiscono self check-in, cioè accesso alla proprietà rapido una volta arrivati a destinazione, anche grazie all’anticipazione delle informazioni base via web.

Daniela Santanchè

CRESCITA ESPONENZIALE

Insomma, numeri alla mano gli affitti brevi sembrano interessare parecchio pure le piccole città come Cremona. E questo anche perché i turisti per comodità si affidano volentieri a questi metodi di prenotazione, rapidi e a portata di smartphone. «Il tema degli affitti brevi a fine turistico ha avuto senza dubbio una crescita esponenziale negli ultimi anni e Regione Lombardia è stata pioniera nel dare, già nel 2015, una prima risposta, proponendo, in coerenza con le proprie competenze, l’attivazione del Cir (Codice identificativo di riferimento)» spiega Barbara Mazzali, assessore regionale a turismo e Marketing territoriale».

«Finalmente oggi il governo di Giorgia Meloni sta agendo a livello nazionale, dove regole uniformi sono assolutamente necessarie al fine di garantire legalità, trasparenza e leale concorrenza tra i cosiddetti stakeholder degli affitti brevi e le strutture ricettive alberghiere. Come Regione stiamo lavorando insieme al Governo e al ministro Daniela Santanché su un percorso condiviso, che intervenga sulla saturazione dell’offerta di appartamenti, con particolare attenzione ai centri storici e sulla permanenza minima (giorni di soggiorno), che nel ddl introduce correttamente un limite oltre il quale i soggetti diventano imprenditori. Questo — conclude la sua analisi l’assessore — coinvolgendo i Comuni a cui già competono le funzioni di controllo sull'illegalità e l'applicazione delle sanzioni e relativi introiti».

LA REAZIONE DI CHI AFFITTA

Valentina Reino, responsabile relazioni istituzionali Airbnb Italia, spiega di preferire l’idea di «una regolamentazione nazionale, molto più efficace rispetto alla frammentazione». E aggiunge che sulla base dei dati è importante «andare ad analizzare se ci sono delle aree che hanno delle criticità particolari per cui sono necessarie delle misure aggiuntive come misure fiscali che vadano a creare degli adempimenti maggiori per chi gestisce in maniera speculativa, o chi ha tantissimi appartamenti. Per noi però è fondamentale tutelare la piccola proprietà privata – sottolinea –, quindi le stanze e chi ha una casa di famiglia che affitta sulle piattaforme».

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