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LA CONGIUNTURA

La produzione manifatturiera lombarda resiste

Buzzella: «Performiamo nonostante lo scenario internazionale». Auricchio: «Quadro meno negativo rispetto a quello nazionale». Bozzini: «La fiducia debole genera prudenza negli investimenti»

La Provincia Redazione

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07 Settembre 2023 - 14:00

La produzione manifatturiera lombarda resiste

CREMONA - Il rallentamento del commercio mondiale contagia anche la manifattura lombarda. In base ai dati congiunturali elaborati da Unioncamere Lombardia, nel secondo trimestre 2023 per industria e artigianato nessuna impennata in positivo ma solo minime variazioni che consentono però di non retrocedere.

A causa della recessione tedesca che assorbe il 14% delle esportazioni lombarde e con l’aumento dei tassi di interesse, investimenti e consumi subiscono una frenata per cui tutti gli indicatori risultano a ‘zero virgola’: dalla produzione al fatturato agli ordini interni ed esteri, solo il dato tendenziale del fatturato è in positivo (+1,9%) con gli ordini esteri a +2,0%. Una situazione che attesta comunque la regione Lombardia stabile e con risultati migliori rispetto alla media nazionale. Il comparto artigiano registra una performance simile con una variazione nulla sul trimestre precedente ma con un miglior risultato tendenziale (+1,1%). Tra i settori più performanti spiccano abbigliamento (+5,8% produzione su base annua) e pelli-calzature (+8,6%) a cui si aggiunge l’exploit dei mezzi di trasporto (+13,4%). Positivo anche il settore alimentare (+2,8%) e meccanico (+1,7%).

trio

Buzzella, Auricchio, Bozzini

«I riscontri da parte degli imprenditori lombardi evidenziano un’economia che resiste nonostante le problematiche economiche che minacciano l’economia mondiale – specifica Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia — e i risultati del secondo trimestre descrivono un quadro meno negativo rispetto al nazionale: la nostra produzione registra variazioni molto contenute a testimonianza di un sistema capace di tenere».

Nonostante le influenze esterne negative che stanno compromettendo una situazione che potrebbe essere migliore: «Tra tutte — aggiunge Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia — certamente c’è quella dell’accesso al credito che sta provocando l’erosione dei depositi e la rinuncia, pur temporanea, agli investimenti, limitando le imprese lombarde nella competizione internazionale, oltre a mettere notevolmente a rischio la crescita. Non è più rimandabile un intervento europeo attraverso il ripristino di un fondo di garanzia per l’accesso alla liquidità. È inoltre preoccupante lo stallo degli ordini interni, segno delle difficoltà dettate da inflazione e disponibilità della liquidità con l’aumento dei tassi di interesse sui finanziamenti in essere. È evidente anche il peso della recessione in Germania, Paese con cui abbiamo molteplici rapporti commerciali. Continueremo a lavorare ‘a sistema’ per fare in modo che le influenze esterne negative non compromettano ulteriormente i tendenziali di crescita».

E del resto, se è vero che nel secondo trimestre la produzione manifatturiera lombarda si conferma in territorio positivo, è altrettanto vero che crescono i segnali di rallentamento.

«Il nostro manifatturiero continua a performare nonostante uno scenario internazionale preoccupante, con recessione tedesca, aumento del costo del denaro e instabilità geopolitica tra le principali fonti di preoccupazione per chi fa impresa — sottolinea Francesco Buzzella, presidente di Confindustria Lombardia —. A penalizzare la performance delle imprese è però soprattutto il mercato interno: gli ordini in calo devono essere un campanello d’allarme in particolare legato all’inflazione. È evidente che ulteriori aumenti dei tassi di interesse non potranno che comprimere ulteriormente gli investimenti delle imprese, per questo Confindustria Lombardia auspica che le istituzioni facciano valere sui tavoli competenti il peso del 14% di quota capitale dell’Italia presso la BCE, al fine di interrompere discutibili scelte di politica monetaria che rischiano di compromettere non gli investimenti nei prossimi anni ma anche i percorsi di transizione obbligata che le imprese si trovano ad affrontare».

E con i segnali globali che confermano una stabilizzazione della crescita dopo la fase di stallo pandemico, ma con ritmo, robustezza ed uniformità di questa tendenza resi più fragili dai costi delle materie prime e dell’energia, oltre che dal calo piuttosto lento dell’inflazione e dalle correlate politiche di rialzo dei tassi ad opera della Commissione europea, la consapevolezza delle imprese è chiara. La descrive bene Giovanni Bozzini, presidente di Cna Lombardia: «Micro impresa e artigianato vivono un fisiologico anticipo delle difficoltà e un ritardo dei vantaggi di ogni fase. Resta notevole la nostra preoccupazione per le performance della Germania, alla quale molte delle nostre filiere sono agganciate in un virtuoso processo di internazionalizzazione. La fiducia è molto debole e questo genera prudenza anche nella dinamica degli investimenti. È come se, superato il traumatico fermo tecnico della domanda globale concomitante con il Covid, si sia ora smaltita l’euforia post-pandemica e si sia preso atto di una miscela di fattori che non consentono di irrobustire la crescita sorreggendone la corsa con un adeguato livello di fiducia».

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