L'ANALISI
31 Agosto 2023 - 10:45
Una gara giovanile in foto d'archivio
PIANENGO - Una donna di 71 anni tra i destinatari dei Daspo emessi dal questore di Cremona per una rissa tra genitori e parenti a bordo campo nella partita Pulcini (sono del 2013) tra Ripaltese e Soresinese, a Pianengo il 21 maggio non ci sta a passare per «Nonna Daspo» con Il Corriere della Sera si difende dall’accusa di aver rivolto un insulto razzista a un baby calciatore ("marocchino di m..."). Colpita dal divieto di accesso alle manifestazioni sportive con il marito, il figlio, la figlia e il genero, oltre a un genitore di un giocatore della Soresinese respinge l’accusa: «Era la prima volta che andavo al campo a vedere mio nipote. L’errore che abbiamo fatto, come famiglia è non esserci rivolti a un avvocato, così che non abbiamo avuto voce. Per questo faremo ricorso: il Daspo è un falso problema, noi vogliamo che sia ristabilita la verità e vogliamo ancora accompagnare il nostro bambino agli allenamenti e alle gare, senza che nessuno ci guardi storto».
A fine gara, si è avvicinata al ragazzino della Soresinese che aveva commesso un fallo su un avversario, che non era suo nipote, dicendogli di comportarsi meglio. «Lui mi ha insultata», afferma. A quel punto sarebbero intervenuti i suoi figli e dall’altra parte genitori e alcuni parenti dei Pulcini della Soresinese, alcuni nordafricani. «Quando ho visto che hanno messo le mani addosso a mia figlia e che l’altro mio figlio cercava di difendere la sorella, venendo a contatto con tre uomini corpulenti, non ci ho più visto. Lì sì, ho alzato le mani e ho preso per i capelli una donna, dicendole di non toccare mia figlia per alcun motivo. Poi sono stata spintonata finendo al Pronto Soccorso, con sette giorni di prognosi».
Sono volati insulti razzisti? «Io non ho offeso nessuno. Poi mia figlia ha sbagliato dicendo agli aggressori: 'Tornate al vostro paese'. Ma è successo tutto nella concitazione del momento», conclude aggiungendo, però, che non si è trattato di «un fatto edificante». (ANSA)
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