L'ANALISI
11 Agosto 2023 - 16:42
CREMONA - In principio fu l’idea di creare spazi di riforestazione all’interno della città nel segno di una tutela della flora autoctona e del rispetto ambientale, "oggi quegli spazi di verde urbane assomigliano a steppe, luoghi bruciati dal sole e mal manutenuti". Questa la denuncia di alcuni cittadini. Tutto ha inizio nel 2016, anno in cui l’amministrazione comunale promosse un progetto di riforestazione all’interno della città tenendo fede alle disposizioni legislative di 1992 e 2013, che stabilivano che i comuni con una densità di popolazione superiore ai 15mila abitanti avrebbero dovuto piantare un’essenza per ogni nuovo nato registrato all’anagrafe.
Al tempo della progettazione del primo lotto l’assessore Alessia Manfredini aveva definito questo impegno dell’amministrazione: «Un gesto civico per amore della natura», ma oggi pare che — secondo la denuncia di alcuni cittadini — quello che sarebbe potuto essere un passo verso il benessere del pianeta e vanto per la nostra città si sia trasformato in un’occasione sprecata. Il primo lotto, situato in via Bredina nel quartiere Sant’Ambrogio è oggi per la maggior parte seccato, non solo negli arbusti, ma anche l’erba oramai è diventata vera e propria sterpaglia. L’ondata di calura da record di quest’estate ha sicuramente parte della colpa, ma anche i tubi di irrigazione che sono di prima necessità per le piante, vista la zona, sono parzialmente rotti e quindi inutilizzabili.
Le zone di Cremona che sono state imboschite tra 2016 e 2018 sono in tutto tre. Anche l’ultima, completata in via Fossadone nel quartiere Battaglione, sembrerebbe non trovarsi in condizioni ideali. Le piante seccate sono in numero minore, ma la manutenzione all’apparenza sembrerebbe inadeguata. È difficile raggiungere gli arbusti a causa dell’erba molto alta e le piantine sono circondate da erbacce.
L’assessore al Piano del verde Luca Zanacchi ha spiegato che «l’uomo deve intervenire il meno possibile nel primo formarsi del bosco e per le zone boschive sono state fissate due sfalciature l’anno. Gli impianti boschivi sono gestiti per normativa in maniera differente rispetto a quelli urbani, è quindi prassi che la zona sia vista all’occhio dei cittadini come incolta perché il progetto non vuole creare un parco, ma una zona selvatica».
Per quanto riguarda invece la mancanza di irrigazione nel primo lotto il Comune non ha in merito ricevuto segnalazioni e assicura l’assessore Zanacchi verranno in futuro presi provvedimenti a riguardo.
Per quanto riguarda la creazione di ulteriori lotti, dopo lo stop dovuto al Covid, si programma di fare il possibile per afforestare nuove zone del territorio nonostante la scarsità di aree sufficientemente vaste per portare avanti il progetto e la mancanza di disponibilità di essenze che dovrebbero essere messe a disposizione dall’ente regionale ERSAF in maniera gratuita per i comuni ma che non riesce a soddisfare la domanda del territorio.
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