L'ANALISI
10 Agosto 2023 - 10:14
CREMONA - Prima di fasciarsi la testa vogliono capire i dettagli: come verrà effettivamente messa a terra la normativa che dovrà dare attuazione alla tassa sugli extraprofitti delle banche, approvata dall’ultimo Consiglio dei ministri. Un’imposta straordinaria, che avrà carattere una tantum. Nessuna critica a priori. Tantomeno prese di posizione politiche, ma è evidente che tra i vertici delle banche provinciali di credito cooperativo serpeggi una certa preoccupazione.
«Aspettiamo ovviamente i decreti attuativi per capire gli aspetti tecnici e i dettagli che definiranno quale sarà l’onere per ciascuna banca – sottolinea Giorgio Merigo, presidente della Bcc Caravaggio e Cremasco –: ci auguriamo che vengano considerate le differenze che ci sono tra le banche di sistema, quindi con i relativi utili che possono essere stati prodotti dall’innalzamento dei tassi di interesse che, per inciso, non condividiamo come dinamica efficace per combattere l’aumento dell’inflazione, e quelle di credito cooperativo. Per noi, è già disposto per legge che al 70% gli utili vadano a rafforzare la capacità di credito per le comunità, il 3% viene destinato al fondo per la cooperazione e una parte del 27% rimanente, va ancora a interventi legati alla beneficenza e al sostegno al territorio. Al contrario, sappiamo che l’utile delle banche di sistema va agli azionisti. Il nostro è dunque un patrimonio sostanzialmente indisponibile. Se, per ipotesi, una banca di credito cooperativo chiudesse, quello che rimarrebbe andrà devoluto al fondo di cooperazione. Sarà fondamentale che il Governo consideri queste differenze».
Francesco Giroletti, alla guida della Banca Cremasca e Mantovana, è molto prudente. «Aspettiamo i decreti attuativi per valutare l’impatto di questa scelta che per il Governo rappresenta un’entrata una tantum. Ricordo che la cooperazione non ha dividendi».
Concetti ribaditi da Antonio Davò, presidente del Credito Padano. «Siamo banche del territorio e gli utili non sono redistribuiti. Siamo realtà fatte dai soci. Aspettiamo di capire i dettagli, ma è evidente che c’è una certa preoccupazione. Il fatto che Abi ufficialmente non sia ancora intervenuta, significa che c’è in corso una trattativa. Sono fiducioso che venga portata avanti anche nell’interesse delle banche di credito cooperativo, e dunque dei loro soci, realtà che sono la linfa vitale dei territori. Ritengo che nel giro di qualche settimana la situazione possa essere chiarita in via definitiva, permettendoci di avere un quadro completo che ci consenta di fare calcoli precisi».
La tassa sugli extraprofitti delle banche ricalca quella sperimentata dal Governo guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi sulle imprese energetiche, per recuperare risorse a favore di aziende e famiglie contro il caro bollette. In questo caso la misura ha l’obiettivo di combattere il caro-mutui. Gli extraprofitti delle banche sono calcolati sul margine di interesse, ovvero sulla differenza tra interessi attivi passivi. I primi sono quelli che l’istituto incassa come guadagno per aver concesso prestiti o mutui (in linea con i tassi Bce). I passivi sono quelli che la banca stessa deve pagare alla clientela, sui conti correnti (oggi quasi a zero) o sui conti deposito. Di fatto gli extraprofitti sono i guadagni che la banca incassa in più con l'aumento dei tassi di interesse.
L’imposta straordinaria si calcola applicando un’aliquota pari al 40 per cento sul maggior valore del margine di interesse dell’esercizio 2022, che eccede per almeno il 5% il margine del 2021, e tra il margine di interesse relativo al 2023 che eccede, in questo caso per almeno il 10%, quello 2021. L’ammontare della tassa una tantum, in ogni caso, non può essere superiore a una quota pari al 25% del valore del patrimonio netto della banca alla chiusura dell’esercizio 2022. Andrà versata entro il sesto mese successivo a quello di chiusura dell’esercizio 2023, per la maggior parte delle banche entro giugno 2024. La norma precisa che i soggetti che approvano il bilancio oltre il termine di quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio effettuano il versamento entro il mese successivo a quello del voto. Per le banche con esercizio non coincidente con l’anno solare, se il termine scade nel 2023, il versamento è effettuato nel 2024, comunque entro il 31 gennaio. I fondi che il Governo ricaverà dalla tassa sugli extra profitti serviranno a rifinanziare il fondo mutui prima casa per gli under 36 e per interventi di riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese. Le prime stime indicano possibili entrate da 2,5/2,8 miliardi.
La cifra basterebbe ampiamente per i mutui, che valgono qualche centinaia di milioni, ma solo parzialmente per rinnovare ad esempio il taglio del cuneo fiscale (che per un anno vale circa 9 miliardi) o per ridurre da 4 a 3 le aliquote Irpef. Per le varie ipotesi sul tavolo si parte infatti da almeno 4 miliardi.
«Siamo di fronte a una scelta di campo ampiamente annunciata che va nella direzione del riequilibrio e dell’aiuto concreto a famiglie e imprese». Il senatore cremasco di Fratelli d’Italia, Renato Ancorotti difende la decisione presa dal Governo di tassare gli extra profitti delle banche derivanti dall’innalzamento dei tassi di interesse. Il politico e imprenditore cremasco, si dice convinto che l’applicazione della norma possa dare ottimi risultati.
«Aspettiamo di capire come verrà messa su carta e poi applicata – prosegue –: si tratta di una tassazione una tantum che serve per contrastare l’inflazione, e va nella direzione di favorire famiglie e imprese su cui l’aumento dei tassi ha pesato non poco. Ricordiamoci che sarà molto utile per finanziare il fondo per i mutui prima casa. Coppie o single che oggi hanno 30 o 40 anni e che vogliono acquistare un alloggio sono fortemente penalizzate dai tassi di interesse schizzati alle stelle. Con questa scelta andiamo nella direzione di riequilibrare la situazione».
Per Ancorotti lo scossone subito dagli istituti di credito quotati in borsa non deve preoccupare. «Certo il giorno dell’annuncio c’è stata una certa agitazione tra gli operatori dei mercati finanziari, ma già dopo 24 ore mi pare che la situazione in Borsa sia ampiamente rientrata».
Ancorotti ribadisce che la tassazione non ha alcun intento punitivo. «Va a prelevare una piccola quota delle eccedenze di interessi. Riguarda sia la grande banca, sia la piccola realtà. Il tutto in proporzione agli utili, la tassa si paga sui profitti».
A livello politico ci sono stati diversi distinguo e non sono mancate le critiche immediate, specialmente dal Movimento Cinque Stelle.
«Di questa opportunità hanno sempre parlato tutti, poi adesso c’è chi fa polemica, in maniera strumentale, e mi riferisco ai Cinque Stelle- prosegue il senatore –: sostengono di aver sempre detto che bisognava tassare gli extra profitti. Benissimo, quello che mi domando io è perché non l’hanno fatto durante i loro anni di governo? Che senso ha parlare ora, se non per sollevare un inutile polverone. Mi pare, invece, andando al concreto, che la gran parte dei partiti sia d’accordo, seppur con critiche, anche di valore. La norma è assolutamente intelligente e va nella direzione della redistribuzione. Di quello che è il profitto in più, maturato dagli istituti di credito grazie all’innalzamento dei tassi di interesse, ne viene tassata solo una minima parte. Non parlerei nemmeno di norma anti costituzionale».
Ancorotti conclude guardando ai benefici in prospettiva che questa tassa una tantum potrebbe comportare. «Non dimentichiamoci che questi soldi serviranno anche per abbassare il cuneo fiscale. Si tratta di una richiesta che Confindustria porta avanti da dieci anni. I precedenti governi non ne parlavano mai. Il sistema è semplice: se io aumento le buste paga, aumentano le spese dei cittadini, lo Stato recupera l’Iva e le aziende fatturano di più. Evidente che potrà esserci un periodo di assestamento, con qualche passaggio di fficoltoso, in attesa che il sistema entri a regime, ma questa scelta va nella direzione giusta».
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