L'ANALISI
18 Luglio 2023 - 20:18
Il tribunale di Cremona
CREMONA - I magistrati possono pranzare, il personale amministrativo resta a bocca asciutta. E in Tribunale scoppia la ‘guerra dei buoni pasto’. Ad innescarla è stata la comunicazione inviata dall’ufficio Ragioneria della Corte d’appello di Brescia il 14 luglio scorso: 14 righe in tutto protocollate ieri dal Tribunale di Cremona sul mancato caricamento dei buoni pasto per il terzo bimestre del 2023.
A luglio, i ticket da 7 euro relativi ai mesi di maggio e a giugno non sono stati caricati per il personale: circa 70 tra funzionari, ufficiali giudiziari, cancellieri, assistenti e autisti in servizio in Tribunale, negli uffici Unep e del Giudice di pace.
Nella lettera firmata dal presidente della Corte, Claudio Castelli, si comunica che l’11 luglio scorso è stato trasmesso l’ordinativo per il caricamento dei buoni pasto «sia per il personale di magistratura che per il personale del Distretto».
Ma due giorni dopo, la ditta fornitrice ha fatto sapere che non ci sono fondi sufficienti per i ticket destinati al personale. La ditta ha quindi preso in carico «esclusivamente» l’ordinativo relativo alle toghe, perché «la capienza residua di buoni relativi all’ordine di acquisto sottoscritto nell’anno 2021 dal Ministero risultava inferiore alla richiesta».
Il Ministero, subito interpellato, ha garantito di correre ai ripari. «Ha comunicato che sta provvedendo ad effettuare un nuovo approvvigionamento e verrà comunicata la procedura da seguire nel più breve tempo possibile». Da Roma si attendono «le istruzioni necessarie».
Intanto, il personale è insorto. C’è stata una levata di scudi delle organizzazioni sindacali Fp Cgil Cremona, Flp Giustizia Cremona e della Rsu del Tribunale firmatarie di un duro comunicato da questo pomeriggio affisso nella bacheca del Palazzo di Giustizia indirizzato al presidente Castelli, al Ministero della Giustizia, alla Direzione generale del bilancio e della contabilità e per conoscenza, al Presidente del Tribunale e al personale amministrativo.
Nella nota (17 righe in tutto) viene bollata come «inaccettabile» la decisione «unilaterale» di privilegiare i magistrati. Da qui, la richiesta «con urgenza» di verificare se la ditta erogatrice «abbia, tra le condizioni contrattuali, la discrezionalità, in caso di insufficienza di fondi, di scegliere a chi somministrare i buoni pasto».
Per i lavoratori, «sarebbe stata più opportuna l’erogazione tenendo conto della base reddituale», ovvero dare la precedenza ai lavoratori con un reddito meno elevato, sicuramente più basso di quello dei magistrati che, a differenza del personale, non hanno l’obbligo di presenza. Mentre al personale i buoni pasto vengono erogati se sussistono i seguenti requisiti: «più di sei ore di servizio nella giornata e una pausa pranzo di almeno mezz’ora», spiegano i sindacati.
I sindacati chiedono che «il caricamento effettuato venga revocato o sospeso» e che «contestualmente» i buoni pasto siano erogati seguendo, quindi, il criterio del reddito. Altra richiesta: che la loro nota sia inoltrata «al superiore Ufficio -Direzione Generale del Bilancio e della contabilità, affinché si chiarisca il motivo per il quale non siano stati stanziati fondi necessari per tutto il personale», rappresentando che «il grosso delle nuove assunzioni risale a circa un anno e mezzo fa». Ultima richiesta: se in futuro dovesse ripetersi il caso, le Federazioni sindacali e l’Rsu vogliono essere avvisate con anticipo per «condividere o fare proposte alternative».
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