L'ANALISI
15 Luglio 2023 - 08:41
CREMA - Alla settima gravidanza, di cui cinque concluse con il parto cesareo, una donna di origine straniera è stata salvata da rischiose complicazioni in ospedale grazie a un innovativo intervento chirurgico.
Nei giorni scorsi era arrivata la diagnosi di Scar pregnancy: la gravidanza si era impiantata sulla cicatrice dell’utero di uno dei precedenti cesarei. «Se, come in questo caso, la Scar diventa evolutiva – chiarisce il direttore dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia Vincenzo Siliprandi – può essere rischiosa perché può invadere organi limitrofi e può dare vita a diverse complicanze. Tra queste lo sviluppo della placenta accreta. La stessa va ad occupare la parete uterina (nei casi meno gravi) o invade la vescica e altre strutture adiacenti (nei casi più gravi). Tale condizione aumenta considerevolmente il rischio di isterectomia (rimozione dell’utero) durante il taglio cesareo con conseguente aumento del rischio di importanti conseguenze per la salute della mamma».
Innanzitutto l’équipe dell’ospedale ha proceduto con l’interruzione terapeutica della gravidanza. «Nel caso della nostra paziente – aggiungono Siliprandi e il collega Marco Parasiliti – abbiamo optato per la somministrazione di un farmaco chemioterapico per spegnere la gravidanza».
Poi l’intervento sperimentale, destinato a fare scuola, in quanto, come conferma il primario: «Ad oggi non esiste una procedura standardizzata per il trattamento di questi casi».
Lo staff ha dovuto innanzitutto evitare il rischio di elevate perdite di sangue. Al lavoro, insieme a Siliprandi e Parasiliti l’équipe di radiologia interventistica guidata da Angelo Spinazzola e composta dai medici Gabriele Maffi, Francesco Di Bartolomeo, Giovanni Leati, il tecnico Paolo Valdameri e l’infermiera Erika Valtolina.
«Abbiamo proceduto all’embolizzazione delle arterie uterine, una procedura che permette di ridurre l’apporto di sangue all’utero e quindi di il rischio di perdite ematiche. Infine, è stata eseguita un’isterosuzione della cavità uterina sotto guida ecografica che ha permesso di risolvere la situazione in completa sicurezza e senza conseguenze per la salute della paziente». L’approccio integrato è stato vincente, la paziente sta bene e sta seguendo la fase del decorso post operatorio.
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