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CREMONA: IL CASO

All’ospedale, neonata viene alla luce in ascensore

Parto precipitoso al Maggiore dopo un primo passaggio in corsia e una notte tribolata

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

14 Luglio 2023 - 09:32

All’ospedale, bimba viene alla luce in ascensore

CREMONA - È venuta alla luce mentre le porte automatiche dell’ascensore si stavano ormai spalancando sull’atrio del settimo piano dell’ospedale Maggiore. Su quello stesso ascensore, ancora nel grembo di mamma, era già salita undici ore prima: erano le 19 di domenica quando le doglie avevano fatto la loro comparsa. Dopo un monitoraggio durato fino a mezzanotte, partoriente e nascitura erano state dimesse.

Poi la nottata e l’alba tribolate, la corsa dal quartiere Castello a largo Priori, la salita verso il reparto di Ostetricia e, infine, il «parto precipitoso», secondo il gergo clinico. Storia di una nascita non certo convenzionale, forse persino un po’ ‘ribelle’, viene da dire con la licenza di sorridere concessa dal lieto fine: neonata e mamma, nonostante le difficoltà, «sono in buone condizioni», comunica l’Asst. I familiari di madre e bimba hanno vissuto interminabili ore di apprensione, prima di poter tirare un sospiro di sollievo: tutto lascia supporre che presto la 23enne e la sua secondogenita potranno tornare a casa.

I passaggi del parto (è il caso di dirlo) travagliato vengono ricostruiti meticolosamente dall’Azienda socio sanitaria, che spiega come la donna sia «arrivata autonomamente al Pronto soccorso dell’ospedale alle ore 19,03» e «una volta effettuato il triage» sia stata «subito indirizzata al settimo piano, reparto di Ostetricia, per eseguire il monitoraggio dei parametri di mamma e bambina». Procedura standard per rilevare la presenza e la frequenza delle contrazioni uterine e registrare il battito cardiaco fetale. Dopo «circa cinque ore» la partoriente «è stata visitata da una ginecologa per verificare il suo stato di salute e i dati raccolti — prosegue l’Asst —. Il monitoraggio e la visita hanno confermato lo stato di non travaglio».

Ragion per cui la donna «è stata dimessa a mezzanotte», con indicazione di ritornare in ospedale in caso di sintomi come «aumento delle contrazioni uterine, ridotta percezione di movimenti fetali, perdita di liquidi, perdite ematiche, pressione arteriosa maggiore di 140/90». Al ritorno in ospedale, l’orologio segnava le 5,43. Le acque si erano già rotte. E lei, la piccola con la fretta di venire al mondo, ha deciso di evitare la sala parto e di salutare la vita dalle sliding doors di un ascensore.

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