L'ANALISI
13 Luglio 2023 - 10:15
Il fuggitivo, Giastin Stentardo, e due agenti di Polizia penitenziaria
CREMONA - Aveva colpito anche in provincia di Cremona il sedicente «maresciallo Rocca», al secolo Giastin Stentardo, leader di una gang di finti carabinieri responsabile di decine di razzie in tutto il Nord Italia fra il 2016 e il 2018. Finito dietro le sbarre nel gennaio del 2019, il criminale è ora fuggito dal carcere di Alba. Come riferisce il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, «l’uomo, ammesso al lavoro all’esterno, era stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata dai carabinieri» ed «è riuscito a evadere dal reparto semiliberi approfittando dell’apertura del cancello per l’uscita di un altro detenuto. Poi ha presumibilmente scavalcato l’intercinta e, una volta raggiunta la propria autovettura nel parcheggio, si è dileguato».
Stentardo, nomade sinti, classe 1985, era finito in manette nell’ambito dell’operazione battezzata ‘Fake Police’, grazie alla quale gli inquirenti avevano documentato «l’esistenza di un’associazione criminale di soggetti di nazionalità italiana di etnia sinti e albanese dedita alla commissione di furti e rapine in ville, soprattutto ai danni di persone anziane facilmente soggiogabili». Venerdì scorso il nome di Stentardo è apparso fra i 13 destinatari delle misure cautelari emesse dal Gip presso il Tribunale di Asti per una lunga lista di reati fra cui tentato omicidio aggravato, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di stupefacenti, estorsione e rapina in abitazione. Da qui, probabilmente, la scelta della fuga.
«Denunciamo da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di chi ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna e in danno delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria — ha detto il segretario generale del Sappe, Donato Capece —. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti e la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari». Per il sindacato «servono anche più tecnologia e più investimenti», a partire dalla dotazione di taser e body-cam per la polizia penitenziaria.
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