L'ANALISI
14 Giugno 2023 - 23:03
Paolo Gualandris, Pierluigi Bersani e Matteo Piloni a Pessina
PESSINA CREMONESE - «Questa è una destra che ha una lunga storia, precedente al fascismo, ma si può battere. Dobbiamo metterci a un tavolo con proposte su sanità, precariato e lavoro». È una delle frasi di Pierluigi Bersani, che ha strappato l’applauso a scena aperta stasera del Festival dell’Unità di Pessina Cremonese, parlando di sinistra, destra, economia e Silvio Berlusconi.
Davanti a una platea numerosa e attenta, ha partecipato al dibattito anche il consigliere regionale Matteo Piloni e, come moderatore, il direttore de La Provincia di Cremona e Crema, Paolo Gualandris. Dopo le considerazioni iniziali di Gualandris, che ha evidenziato come la platea fosse vogliosa di capire cosa sta succedendo nel Paese sottolineando come Bersani sia stato l’unico ministro a fare le liberalizzazioni, Bersani ha dialogato a tutto campo.
«Si può essere di sinistra e gestire un’economia moderna. Le liberalizzazioni sono state fatte per difendere i cittadini dalla prepotenza del mercato. Berlusconi è stato un finto liberale e proprio in questo giorni si assiste a una sobrietà di analisi che vicino a Berlusconi diventa un ossimoro. Ha tentato di mettere le briglia alla magistratura e di premiare gli evasori fiscali, allergico a leggi e regole. Tutti comportamenti che ha ereditato la destra che governa adesso».
Bersani ha un’idea precisa anche del post Berlusconi: «Un partito personalista, una volta che la guida manca, è destinato a sfasciarsi. Adesso ci sarà la lotta per appropriarsi del simbolo e molti cercheranno scialuppe politiche che li portino verso altri lidi. Berlusconi ha avuto però la capacità di toccare nel profondo le classi popolari. Pensi che una volta al supermercato ho incontrato un’anziana che mi ha chiesto ‘Ma perché ce l’ha così tanto con Berlusconi?’».
Sul tema dei post comunisti e dei post missini Bersani ha sottolineato: «Questa destra ha paura dei post comunisti, ma sono loro che hanno fatto fuori Fini che voleva traghettare la destra fuori dalla palude del fascismo. Io non mi considero post, mi considero un comunista italiano, un’ideologia che in Italia ha costruito la democrazia. Dobbiamo uscire dalla logica dei numeri: cosa te ne fai di un punto in più alle elezioni quando perdi la società?».
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