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IL FRONTE DELLA LUDOPATIA

Tunnel gioco d'azzardo. La testimonianza: «Chiodo fisso. Sono tornato nella realtà»

Il racconto di un over 50 in carico al Serd di Crema «Ero arrivato ad abbandonare la mia famiglia. Il gruppo mi ha aiutato a confrontarmi, mi ha fatto riscoprire l’importanza delle relazioni, dei legami sociali»

La Provincia Redazione

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08 Giugno 2023 - 10:01

Tunnel gioco d'azzardo. La testimonianza: «Chiodo fisso. Sono tornato nella realtà»

CREMA - «Ho iniziato a giocare per caso. E poi non ho più smesso». Luca (nome di fantasia) è un over 50 in carico presso il Servizio Dipendenze di Crema, diretto da Antonio Prete. Luca riavvolge il nastro, ora che «quel periodo è passato».

Era l’unica ragione di vita. Quando la pace lasciava il posto alla disperazione promettevo a me stesso di cambiare, di smettere, ma subito dopo ricominciavo

E spiega: «Non mi sfiora più nemmeno il pensiero. Oggi, che sono riuscito a recuperare il rapporto con i miei figli, ho smesso persino di chiedermi perché. Quello del gioco è stato per anni un chiodo fisso, l’unica ragione di vita. Giocare mi aiutava a spegnere la testa, a evadere dalla realtà». Davanti alle slot machine, tentare la fortuna era era un impulso irrefrenabile. «Mentre giocavo non pensavo più a niente. Avvertivo istantaneamente una sensazione di pace», dice Luca. Che poi aggiunge: «Avevo deciso di riempire con il gioco tutto il mio tempo libero. Quando non lavoravo, giocavo. Quando uscivo la sera, giocavo». Una fissazione totalizzante, «al punto che avevo persino abbandonato la mia famiglia», confessa Luca. Il desiderio di giocare era più forte anche dei sensi di colpa: «Quando la pace lasciava il posto alla disperazione promettevo a me stesso di cambiare, di smettere, ma poi ricominciavo». Nel 2017 il desiderio di chiedere aiuto, prima attraverso colloqui individuali, poi anche attraverso incontri di gruppo, ha vinto. «Ho scelto di cambiare perché ero stanco, non mi riconoscevo più, non ero più io, non ero più una persona vera. E mentalmente non reggevo più tutto questo». Così Luca ha scelto di darsi un’occasione per lasciare spazio alla vita e «ricostruirsi», parole sue. E il racconto prosegue: «È stata, anzi continua a essere l’occasione per tornare a essere autentico. Il gruppo mi ha aiutato a confrontarmi, mi ha fatto riscoprire l’importanza delle relazioni, dei legami sociali, dopo che per diverso tempo il gioco mi aveva privato di ogni contatto». La possibilità di confrontarsi con esperienze simili è stata utile. «Mi ha aiutato a mantenere alta la soglia di attenzione. Credo che parteciperò a questi incontri collettivi finché esisteranno. Se oggi riesco ad essere me stesso e a coltivare relazioni in primo luogo con i miei figli, è grazie a questo percorso, che con fatica e mai da solo ho scelto di intraprendere».

Il Serd di via Medaglie d’Oro a Crema e l'ospedale Santa Marta di viale Monte Grappa a Rivolta d’Adda dispongono di équipe specializzate nel contrasto al gioco d’azzardo patologico. Professionisti qualificati aiutano le persone in difficoltà e i loro famigliari nell’affrontare il percorso di cura e accompagnamento più idoneo, nel totale rispetto della privacy e senza necessità di richiesta da parte del medico di medicina generale. Il servizio di assistenza è totalmente gratuito.

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