L'ANALISI
07 Giugno 2023 - 19:11
CREMONA - Il marsupio griffato Gucci, il portafoglio Calvin Klein. «Dacci il telefono e il marsupio: facciamo una foto e la pubblichiamo su Instagram». «No». E l’1 ottobre scorso, un sabato, il ragazzino fashion, 17 anni, con violenza è stato preso a spintoni e strattonato all’esterno della stazione nel tentativo (fallito) di portargli via il marsupio. Lo hanno accerchiato in quattro: tre minorenni — due di 16 e uno di 17 anni — e un maggiorenne di 19 anni, giovani nati in Italia da genitori stranieri. Il maggiorenne non ha alzato le mani, ma nemmeno ha impedito che gli amici bulli aggredissero la vittima per rubarle il marsupio, il telefonino, il portafoglio con dentro 20 euro. Concorso in rapina. Oggi il maggiorenne è stato condannato (in abbreviato) a 1 anno e 8 mesi di reclusione e a 1.800 euro di multa. C’era l’aggravante, perché l’aggredito era minorenne al momento del fatto accaduto verso mezzogiorno. Nato il 2 ottobre del 2004, dodici ore dopo ha compiuto 18 anni.
Nei confronti del 19enne, secondo l’accusa ‘il palo’, il pm aveva chiesto 2 anni e 6 mesi di reclusione, ma il difensore, Paolo Brambilla, ha ridimensionato il ruolo del suo assistito nella vicenda grazie anche ai testimoni. «Sì, era lì, ma lui non ha strattonato». «Sì, era lì, ma stava chattando». Una indagine lampo, quella dei carabinieri, che nel giro di pochi giorni hanno individuato i violenti (dei minorenni si sta occupando il Tribunale per i minori di Brescia). Quel sabato il 19enne stava andando dal barbiere. Gli amici bulli lo hanno coinvolto. Hanno anche afferrato per la maglia la vittima nel tentativo di sganciarle il marsupio e rubarglielo. Senza tanti complimenti. «In modo aggressivo e intimidatorio», è scritto nel capo di imputazione.

Arresti domiciliari per il 19enne con precedenti per reati commessi quando era minorenne (con la giustizia minorile il conto lo ha chiuso), due procedimenti pendenti da maggiorenne, un lavoro come operaio in una ditta di imballaggi. L’avvocato Brambilla era riuscito a fargli revocare i domiciliari. Obbligo di dimora a Cremona: divieto di uscire da casa dalle 11 di sera alle sei del mattino con il permesso di recarsi al lavoro in attesa del processo. Ma un sabato di marzo, il giovane ha ‘sgarrato’. Con alcuni amici è salito su un treno per Milano e là è incappato in un controllo della polizia. Aveva anche un coltellino. È stato rimesso agli arresti domiciliari.
E vi è rimasto fino a oggi, giorno del processo davanti al giudice dell’udienza preliminare. E della sentenza. Giovane «molto gentile e molto educato», come ha riferito il legale, i venti minuti di camera di consiglio, il ragazzo non se li è passati bene. Era preoccupato. In quei venti muniti l’avvocato che già una volta l’aveva tirato fuori dai domiciliari, gli ha fatto una ramanzina. «Pensa a questi venti minuti», anche perché poi ‘i bonus’ si esauriscono. Condanna e beneficio della sospensione condizionale della pena: il 19enne da oggi è tornato in libertà.
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