L'ANALISI
07 Giugno 2023 - 05:10
Micolo, Rizzi, Zani, Bernini e Ghezzi ieri mattina in biblioteca
CASALMAGGIORE - Un tassello della lenta, ma costante riscoperta dell’identità casalasca. Prima la musica con Venetia Picciola, adesso il dialetto grazie al manoscritto autografo dell’abate Giovanni Romani contenente il ‘Vocabolario del dialetto di Casalmaggiore’, redatto dallo studioso casalasco nel 1810. Un testo, da alcuni dato scomparso dopo la breve esposizione nel 1954 per il bicentenario della nomina di Casalmaggiore a città, riapparso grazie a un anonimo benefattore che ha donato l’opera alla Biblioteca Civica in comodato gratuito a tempo indeterminato. E subito gli esperti si sono messi ad analizzarlo e studiarlo.
La donazione è stata presentata ieri mattina in biblioteca e a suggellare questo momento storico per la cultura cittadina c’erano c’erano Vittorio Rizzi, direttore della biblioteca, Marco Micolo, assessore alla Cultura, e il gruppo di lavoro composto da Paolo Zani, Alberto Bernini (a cui è stata dato l’incarico di curarne la trascrizione) e Gigi Ghezzi. Un vero e proprio tesoro linguistico di 124 carte, 248 pagine e con 3.500 lemmi in dialetto, con la parte scritta suddivisa in colonne e alla fine un allegato sulla vita di Azzo Porzio.
«Si tratta di una ‘riapparizione’ importante — ha commentato Rizzi — che merita una approfondita campagna di studio, perché apre nuovi orizzonti sul nostro dialetto. Inoltre ci fa scoprire la figura del Romani come un linguista moderno, a tutto tondo, che tratta il dialetto come una vera e propria lingua e non come un ‘derivato’ di qualcos’altro. Infine era già, per l’epoca, un’opera transnazionale per i tanti riferimenti al latino, all’ebraico e all’arabo, da cui emerge la ricchezza del dialetto come lingua formativa dell’italiano».
«Si tratta di un’opera — aggiunge Bernini — dove i lemmi sono preceduti da una introduzione, quindi, altro fatto importante, non c’è la dialetizzazione dell’italiano. Qui c’è realmente l’analisi del dialetto come lingua a se stante con concetti linguistici e culturali d’avanguardia per l’epoca in cui è stato redatto». Un’operazione di recupero che ha goduto della decisiva collaborazione di Zani, appassionato cultore del dialetto locale. «Il manoscritto ha trovato l’adeguata collocazione in biblioteca, così che ne venga promossa — continua Rizzi — la conoscenza e lo studio scientifico, con l’auspicio che se ne possa prossimamente realizzare un’edizione».
Un’operazione possibile grazie al contributo dell’amministrazione comunale. «C’è la massima attenzione — ha detto Micolo — alla riscoperta dell’identità casalasca, come è avvenuto con il festival Venetia Picciola. L’amministrazione non si tirerà indietro e si attiverà per recuperare le risorse economiche che servono per proseguire questa operazione». Infine l’appello di Zani: «È rivolto a tutti quelli che in casa hanno documenti sulla città di Casalmaggiore. Non lasciateli in un cassetto, ma tirateli fuori e fateli vedere a degli esperti per valutare l’importanza storica e culturale. Sono convinto che ci siano ancora tantissimi ‘gioielli’ nascosti nelle nostre case».
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